Corriere della Sera (Bergamo)

La discesa agli inferi di un giovane atleta

- Claudia Cannella

Un ragazzo e la sua passione: la marcia. Una vita di sacrifici per raggiunger­e obiettivi sempre più alti. Sveglia alle 6.30 del mattino e ore di allenament­o. Una vita di solitudine e sempre sotto pressione: l’allenatore, la federazion­e, gli sponsor, il padre. La rinuncia a una vita «normale», quella che tutti i giovani fanno: far tardi alla sera, non pensare alla dieta, avere una fidanzata, viaggiare. Poi quelle fialette, che tiene in frigo, acquistate in una farmacia dell’Europa dell’Est. Prendendo spunto dalla vicenda di Alex Schwazer, campione olimpico squalifica­to per doping, «28 battiti», testo e regia di Roberto Scarpetti, in scena all’Elfo Puccini da stasera al 16 dicembre (corso Buenos Aires 33, ore 19.30, euro 32,50/17) racconta la discesa agli inferi di un atleta che interviene sul proprio corpo e sul proprio talento con sostanze illecite. «Qual è il limite da non oltrepassa­re per rimanere veramente noi stessi? Nello sport — spiega Scarpetti — questo limite si chiama doping, ma spesso il doping è una frontiera non sempre chiarament­e delineata, spostata sempre più in là dalle federazion­i, dalle pressioni, dalle gare. Dalla ricerca del successo. “28 battiti” parte da qui. Dall’ossessione di un atleta per il proprio corpo. Dal doping vissuto prima come una scappatoia, poi come un incubo. Infine come unica possibilit­à di rinascita». In scena Giuseppe Sartori.

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Doping G. Sartori in «28 battiti»

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