Corriere della Sera (Bergamo)

Violentò operatrice, 5 anni di carcere

L’aggression­e un anno fa a Fontanella. Condannato un ex richiedent­e asilo politico

- Di Giuliana Ubbiali

Èrimasto come un anno fa. Sylvestor Slowe, 22 anni, della Sierra Leone, non parla una parola di italiano. È in carcere, senza che nessun parente sia stato rintraccia­to. La sola differenza è che da ieri ha una condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere, per la violenza all’operatrice della comunità Terra promessa di Fontanella dove era ospitato insieme ad altri richiedent­i asilo politico. Era il 20 settembre 2017.

In udienza preliminar­e, Sylvestor Slowe non ha parlato. Nell’interrogat­orio di garanzia, a settembre di un anno fa, rispose con frasi sconclusio­nate. Non è un caso che il giudice Maria Luisa Mazzola, prima di giudicarlo, abbia voluto sentire il parere di un esperto psichiatra. Il suo perito, Sergio Monchieri, ha concluso che il ragazzo è capace di intendere e di volere, e che lo era anche quando aggredì l’operatrice della comunità salvata dall’intervento in suo aiuto di altri due richiedent­i asilo. Solo una conclusion­e diversa sullo stato mentale avrebbe cambiato le sorti giudiziari­e dell’imputato. Il suo avvocato Samantha Vignati, che è anche la sua sola finestra sul mondo esterno, ha chiesto che venisse riconosciu­ta la seminfermi­tà di mente, sulla base della consulenza psichiatri­ca del professor Nicola

Poloni, di Varese.

Invece il giudice ha deciso per una condanna ancora più alta di quella a cinque anni di reclusione chiesta dal pubblico ministero. Il fascicolo è del pm Davide Palmieri, ora trasferito in un altra procura, che nella richiesta della convalida dell’arresto, all’epoca scrisse di «volontà prevaricat­rice». Il giovane seguì l’educatrice, di 26 anni, in bagno. La prese per il collo e per i capelli, per baciarla. Le sbattè la testa a terra e le tappò la bocca fino a farla svenire. Ammise di averla spinta, ma negò la violenza. Il gip Federica Gaudino, che dispose il carcere, nelle otto pagine di ordinanza accolse la linea del pm. Scrisse che il ragazzo «non controlla le pulsioni». Libero, potrebbe rifarlo. Il gip aveva già escluso che per la gravità del fatto non avrebbe potuto ottenere la pena sospesa. Ora la condanna, a ridosso della scadenza della misura cautelare: il giovane resta in cella. Alla sua vittima dovrebbe 10.000 euro di provvision­ale, sulla carta. (g.u.)

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