Corriere della Sera (Bergamo)

Delitto di Palosco: nel processo entra Facebook

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Non era sul posto dell’omicidio del connaziona­le, a Palosco, ma secondo il pm è il capo banda che fornì la pistola. Al processo a Sandhu Sing, indiano, è emerso come anche Facebook sia utile. Fu una spedizione punitiva durata quattro minuti.

I giudici della Corte d’Assise si sono passati le foto tratte da Facebook in cui giovani indiani si mostrano con asce, bastoni e pistole. Taigar grup, c’è scritto. Al processo in cui Sandhu Bhupindere­jeet Singh, 28 anni, detto Jonny, è imputato di concorso nell’omicidio di Ammandeep Singh, 22 anni, ucciso con un colpo di pistola, a Palosco, il social ha un ruolo. Il capitano Michele Capone, all’epoca comandante del Norm di Treviglio e ora del Nucleo investigat­ivo di Lodi, ha spiegato che anche per questo motivo le indagini si concentrar­ono pure su di lui. È il capo, ritiene il pm Emanuele Marchisio. Non era sul luogo dell’omicidio, il 10 settembre 2017, né dei precedenti scontri tra fazioni. Un dettaglio che la difesa (avvocati bresciani Stefania Amato e Matteo Brunori) ha sottolinea­to. Ma secondo le indagini, la sera dell’omicidio la carovana di auto dirette a Palosco partirono dalla casa dell’imputato, a Gorlago.

Movente: vendicare un debito e un’auto bruciata. Bmw, Alfa

147, Renault Megane, Golf. Il capitano: «Arrivarono alle

21.25 e se ne andarono alle 21.29». Le telecamere le hanno riprese. Fu l’imputato, è sempre l’accusa, a consegnare l’arma. Intercetta­to, lo disse uno dei cinque connaziona­li già condannati (pene dai 10 ai 16 anni). A proposito di intercetta­zioni. La difesa ha parlato di una lettera con cui uno degli imputati, intercetta­to in carcere, avrebbe scritto ai familiari di andare dai carabinier­i per dire com’era andata. Ma la missiva non fu mai trovata. In aula, c’era il fratello della vittima con l’avvocato Benedetto Bonomo. Si ricorda quella sera: «Mio fratello fece in tempo a dire che c’era Bakshish e che sentiva tanto male. Poi gli mancarono le forze». Ieri si è ritrovato a pochi metri dall’imputato ma si è seduto sulla sedia più lontana dalla gabbia dei detenuti. Non ha guardato l’imputato. Lui, invece, più volte gli ha puntato gli occhi addosso. (g.u.)

La faida Le occhiate al fratello della vittima, in aula a pochi metri

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