LUIGI CHIODI Il prete archivista
A trent’anni dalla morte, un libro raccoglie una selezione di articoli del monsignore
Ha ragione Alberto Sana introducendo gli articoli di monsignor Luigi Chiodi per «L’Eco di Bergamo», «La Domenica del Popolo» e «Il Giornale di Bergamo», ora raccolti sotto il titolo «Note insolite e notizie storiche della bergamasca» (a cura di Riccardo Scotti, 320 pp, Grafica & Arte), volume che si affianca ai due già pubblicati con gli scritti apparsi su «Bergomum» e sul «Giopì»: a trent’anni dalla morte del sacerdote verdellese, l’eco del suo nome «in quella Bergamo che amava, in quella provincia di cui ha raccolto amorosamente la storia e le storie, non si è ancora spenta». Anzi: «Risuona ancora spesso tra le volte delle sale della biblioteca civica che egli diresse per due decenni, nelle memorie dei compaesani, nei libri da lui compilati per far conoscere la città, il territorio, i suoi uomini e i suoi tesori. Ritorna [...] ogni volta che si consultano i cataloghi storici della “Mai”, o quelli a stampa sulla raccolta tassiana (1960) e la Misericordia Maggiore (1965), degli incunaboli (1966) e delle cinquecentine (1973) […]. O, per gli addetti ai lavori, allorché si fa memoria di Lorenzo Lotto, di cui Chiodi nel 1962 rese note lettere importanti; per tanti quando si compulsa la terza edizione della Storia di Bergamo e dei bergamaschi del Belotti che nel terzo aggiornamento fu curata dal Monsignor...». Oltre alle edizioni di testi e saggi, specie dopo aver assunto la carica di direttore della biblioteca civica — ossia dalla fine degli anni ‘50 e fino alla fine degli anni ‘70, anni particolari per la società e la Chiesa di Bergamo alle prese con il passaggio dalla modernità alla postmodernità — Chiodi ebbe più occasioni per mostrare doti di ottimo divulgatore parallele a quelle di organizzatore di iniziative tese a valorizzare carte di archivio, pergamene di conventi, fondi librari, materiali circa preziosi protagonisti della storia orobica: Giovanni Simone Mayr, Giacomo Quarenghi, Giacomo Costantino Beltrami... E se è pur vero il legame evidente dei suoi interventi sulla stampa locale agli studi storici del momento, non pochi articoli sfiorano la contemporaneità su un argomento e un personaggio: ovvero le discusse vicende del Seminario della città e Giovanni XXIII.
Da non dimenticare però tutto il resto. Prima i suoi testi sul patrono cittadino Alessandro, su Gregorio Barbarigo, su Bergamo e Torquato Tasso, sui mercanti, i cacciatori, i soldati, persino i pompieri del ’700... Poi quelli sui nobili del ‘600, la cura degli ammalati o la criminalità in tempi antichi, gli studi dedicati da Angelo Mazzi alla sua città o il Diario di Michele Bigoni, il campanaro della Torre Civica (dal 1793 al 1831), altri bergamaschi protagonisti dei loro tempi dal Colleoni al cardinale Antonio Agliardi. Insomma pagine di buona scrittura che ci restituiscono un prete umanista come ce ne sono ormai pochissimi. Il volume sarà presentato stasera alle 20.30 nel municipio di Verdello; presenti il curatore, l’architetto Riccardo Scotti (pronipote di Luigi Chiodi) e il filologo Alberto Sana che ha scritto l’introduzione (quasi un libro nel libro). Introducono il sindaco Luciano Albani e il parroco monsignor Lucio Carminati; intervengono poi i monsignori Maurizio Chiodi, docente alla facoltà teologica dell’Italia settentrionale (e nipote di monsignor Luigi) e Arturo Bellini, parroco di Gavarno, ex parroco di Verdello.