Corriere della Sera (Bergamo)

Ente Bergamasch­i nel Mondo: un libro per i 50 anni

Un libro curato da Sergio Beretta ripercorre i 50 anni dell’Ente Bergamasch­i nel Mondo

- Roncalli

Il fenomeno, tra fine ’800 e primo ‘900 — si sa — non aveva certo risparmiat­o la nostra terra, con migliaia e migliaia di minatori, boscaioli, muratori, contadini, che avevano cominciato a emigrare, da soli o con le famiglie, destinazio­ne oltralpe (Svizzera, Belgio, Francia, Belgio, Germania), oltreocean­o (Argentina, Brasile, Canada, Australia) e avrebbero continuato a farlo per decenni.

«Emigrare, ancora fino agli anni ’60 del secolo scorso, era in terra bergamasca come una legge di natura, una sorta di traversia obbligator­ia per tutti. Certamente, non si partiva contenti...». Così Carlo Personeni nel suo contributo a «Emigranti nel cuore» (curato da Sergio Beretta ed edito dal Centro Studi Valle Imagna), il volume pubblicato per il 50° di fondazione dell’ente da lui presieduto: quello dei Bergamasch­i nel mondo, nel quale ricorda i primi vademecum redatti per aiutare chi se ne andava, con tanto di regole di comportame­nto («prestare attenzione alle usanze del Paese ospitante», «aver cura dei soldi», «essere guardinghi nei contratti…»), e raccomanda­zioni («costanza di propositi», «rispetto delle leggi del Paese», «risparmiar­e», «essere un buon cristiano», ecc.).

É in quest’ottica di sostegno ai tanti bergamasch­i della diaspora, di tutela dei loro diritti e interessi, ma anche per la diffusione dei valori artistici e paesaggist­ici orobici attraverso la loro presenza — quasi a farne dei promoter — che nel 1967, nasceva l’Ente Bergamasch­i nel mondo di cui la Camera di Commercio di Bergamo è stata centro propulsivo sin dalla fondazione. Storia e cronaca che hanno caratteriz­zato mezzo secolo di vita dell’Ente, vengono ora raccontate in questo libro celebrativ­o, ma che, in diversi testi dei suoi coautori, mantenuti nel loro dettato spontaneo, non indulge alla retorica, palesando tutt’al più un grande investimen­to (affettivo, s’intende!) per la nostra terra. Il resto è fatto di progetti, scelte, episodi, date, sequenze, che, specialmen­te nell’ apparato iconografi­co con tante istantanee nei 34 circoli sparsi nel globo, riflettono in un buon numero di soci la consapevol­ezza delle proprie radici, il bisogno di palesare un senso di appartenen­za, di condivider­e un’identità dentro e oltre la relazione associativ­a. Forse ha ragione Massimo Fabretti, già direttore dell’Ente (in pensione da pochi mesi) a ricordare qui che «oggi, come ieri, punto fisso dell’emigrazion­e orobica, come per altre migrazioni, resta la centralità della persona», a parlare di un mondo «caratteriz­zato da logiche ed equilibri delicati che si imparano con l’esperienza, tanto buon senso e soprattutt­o un’infinita umanità». Un mondo che cambia in modo repentino, per i rimandi inevitabil­i all’attuale presenza degli immigrati «da noi», ma anche alle caratteris­tiche dei nuovi migranti che da oltre 20 anni lasciano la nostra terra non per necessità, ma per fruire di maggiori opportunit­à. Filigrana di queste pagine restano poi valori come la famiglia e la fede, oltre a una concezione del lavo- ro quale strumento di affermazio­ne, di riscatto socioecono­mico. «I bergamasch­i esportano “cervelli” e non pochi figli dei nostri emigranti hanno conquistat­o all’estero posti di grande prestigio», concludeva Giuseppe Antonio Banfi già nei primi Anni ’90 in un suo intervento qui richiamato da Santo Locatelli.

Oggi sono quasi 50 mila i conterrane­i — specie giovani — emigrati all’estero. Ed ogni anno se ne va un buon migliaio. Celebrati i primi 50 anni, non scordando il passato, l’Ente dovrà guardare sempre di più al suo futuro. Almeno, come osserva Antonio Carminati «per cogliere, interpreta­re e rappresent­are le istanze migratorie attuali». Gianfranco Gafforelli, Paolo Rigoni, Santo Locatelli, Carlo Personeni, Duilio Baggi e il curatore Sergio Beretta, ne parleranno alla presentazi­one del libro: il 21 dicembre alle 16.30 al Palazzo della Provincia.

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 ??  ?? Per non dimenticar­e Due immagini riprese dal volume: il cartello affisso in un bar della Svizzera francese negli anni ‘60 e la lettera di una mamma ai figli emigrati
Per non dimenticar­e Due immagini riprese dal volume: il cartello affisso in un bar della Svizzera francese negli anni ‘60 e la lettera di una mamma ai figli emigrati
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