Corriere della Sera (Bergamo)

Insulti razzisti in terza categoria Partita sospesa

Pontida-Terno e il caso della partita sospesa

- Berbenni

Pontida-Terno domenica è stata sospesa dopo una rissa e un giocatore del Terno, originario del Burkina Faso, che sostiene di essere stato insultato: «Mi hanno urlato “negro di m...”». Gli avversari negano.

Partita della domenica. Terza categoria. Il Pontida Briantea affronta in casa l’Aurora Terno. Il match è sentito. Gli ospiti hanno la possibilit­à, vincendo, di agganciare il Filago e passare in testa al girone. Ma corrono anche il rischio di vedersi superare dai diretti avversarsi, che stanno dietro di due punti. È ciò che sta per accadere, a metà del secondo tempo il risultato è di 3-0. Alla fine del match, però, non ci si arriva. Il Terno abbandona il campo per un insulto razzista che sarebbe partito dalla panchina del Pontida verso il terzino del Burkina Faso Abdul Dabre, 27 anni, casa a Mapello e accento bergamasco. «All’inizio l’ha sentito solo un mio compagno — racconta Abdul —. Poi, anch’io: “Negro di m...”, mi ha urlato un ragazzo e non ci ho più visto. Mi era già capitato, ma questa volta mi sono sentito ferito dentro. Ho tolto la maglia e ho comunicato che non avrei giocato più».

Caso di razzismo o caso di opportunis­mo? Le squadre stanno trincerate sui rispettivi fronti. Da una parte accusano, dall’altra negano e il delegato provincial­e della Figc Giovanni Capoferri alza le mani: «Attendiamo il referto dell’arbitro e la decisione del giudice sportivo che dovrebbe arrivare giovedì. Ho sentito tutte e due le campane, danno versioni opposte». La cosa certa è che al minuto 22 della ripresa scoppia il finimondo. Un giocatore del Terno, dopo un rigore chiesto e un gol contestato dai suoi, commette un brutto fallo su un avversario, che reagisce. «Io mi sono messo di mezzo perché si stavano brancando — riprende Abdul — e sono partiti gli insulti». Sugli spalti c’è Simone Perico, 25 anni, presidente del Terno. «Quando ho visto che la rissa stava degenerand­o — racconta — per garantire l’incolumità dei miei giocatori li ho mandati negli spogliatoi. In quel momento, mi hanno riferito dell’insulto a Dabre, ripetuto tre volte da un ragazzo che conosciamo. A maggior ragione, ho ritenuto di riportare la calma e ci siamo allontanat­i». Facile sul 3-0, dice ora qualcuno. «Mi accusano di aver voluto mandare all’aria la partita perché perdevamo — ribatte Perico —. Non è così, lo avrei fatto in ogni caso. Si tengano la vittoria. Anche i nostri giocatori hanno avuto comportame­nti anti sportivi e prenderemo provvedime­nti, ma noi non siamo scesi a quel livello. Il razzismo va oltre il campo da gioco, si sono resi conto anche loro di avere sbagliato: il capitano è venuto a scusarsi».

Se il presidente del Pontida Tarcisio Gioia tace e attende il verdetto dell’arbitro, il suo vice Giuliano Donadoni ridimensio­na: «In cinquant’anni che seguo il calcio anche in categorie superiori non mi è mai capitata una cosa del genere — afferma —. C’è stata una rissa, è vero. Si è visto dall’inizio che la partita era cattiva. Ma l’abbiamo dominata e quello che è successo alla fine è una cosa fuori dal normale. Il 20-30% dei nostri ragazzi è extracomun­itario. Domenica scorsa contro il Sabbio un giocatore straniero ha mandato al pronto soccorso un nostro attaccante e non c’è stata nessuna reazione. Questa è un’esagerazio­ne».

Uniti nei colori politici, divisi da quelli calcistici, i sindaci dei due paesi sostengono le rispettive squadre. A Pontida Luigi Carozzi teme che qualcuno voglia strumental­izzare la vicenda in chiave politica: «Sono stato per 5 anni assessore allo Sport, da 4 sono sindaco e a ogni presentazi­one della prima squadra — assicura — lo ripeto sempre ai ragazzi: dovete essere un esempio di lealtà. A me sembra tutta una montatura». A Terno Corrado Centurelli condanna l’episodio: «Se è così, non ha nulla a che fare con lo sport».

Il protagonis­ta «Mi hanno urlato “negro di m...”. Mi sono sentito ferito dentro e ho tolto la maglia»

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