Claudia, il miracolo grazie all’esempio di Alex Zanardi
Un anno e mezzo dopo l’incidente e il coma la Cretti torna a gareggiare con un team marchigiano
Un filo di trucco e un filo di tacco. Claudia Cretti si presenta così, con gli stivaletti che la fanno svettare oltre il metro e ottanta e con il rimmel che mette in risalto la profondità dei grandi occhi scuri. La treccia con cui raccoglieva i capelli tornerà a crescere ma intanto ha lasciato il posto ad un taglio sbarazzino, come il suo sorriso.
Non smette mai di sorridere, nemmeno mentre racconta della sua voglia di tornare sui pedali. Le parole non incespicano, vanno via veloci come i treni delle volate, i progressi di mese in mese sono evidenti. «Mi sto allenando, ma faccio fatica, loro vanno». Loro, in festosi gilerini verdi, sono le nuove compagne della squadra marchigiana «Born to win», dove «win», vincere, per Claudia fa un tutt’uno con «born». Quando nasci una seconda volta hai già vinto. Ospite del bike hotel di papà Beppe, la società non «ha battuto ciglio» come afferma il presidente, Roberto Baldoni nell’arruolare «la lottatrice, guerriera, amazzone Claudia», la cui storia viene condensata in un’unica parola: «miracolo». E del resto «con il Santuario di Loreto lì vicino, noi sappiamo cosa vuol dire», ribadisce il presidente.
Mamma Laura sa quanta gente ha pregato e sperato in quel miracolo, mentre accarezza con lo sguardo la sua Claudia che all’idea del ciclismo paralimpico aveva detto «no, grazie». «Poi è arrivata la parola magica, Olimpiadi, che l’ha convinta e insieme a quella la possibilità di realizzare qualche sogno un po’ più venale», racconta mamma strizzando l’occhio alla passione di Claudia per i macchinoni. «L’idea di tornare in sella era fissa» conclude mentre Claudia ricorda che una spintarella era arrivata anche dopo i Campionati italiani di Darfo. «Ho conosciuto Alex Zanardi che mi ha dato l’ispirazione e tanti mi dicevano: ce la puoi fare». L’aggettivo che ricorre più spesso in Claudia è «vicil’immagine ni», al plurale, una vicinanza che è gratitudine per tutti quelli che sono con lei. Cominciando da Giacomo Milesi della palestra Perform che ha predisposto un percorso di riabilitazione, all’avvocato Cesare Di Cintio di Dcf Sport Legal di Bergamo che ne segue e che, a proposito di «vicinanza» non le manda a dire: «Questa è una vittoria dei privati, sono stati loro a rimboccarsi le maniche e a muoversi. Parole ne sono state dette tante, ma la vicinanza delle istituzioni sportive e politiche è mancata a Claudia come manca allo sport femminile». Per fortuna c’è gente come Edoardo Scioscia, il «signor Libraccio», già concretamente vicino nel sostegno alla fondista bergamasca Paola Sanna e sarà a fianco di Claudia. Che avrà anche un amore nuovo di zecca, quello del fidanzato Daygoro, nome giapponese per un ragazzo bresciano conosciuto sui social, che aveva fatto il tifo per lei dopo l’incidente. Per la reginetta prima gara il 9 aprile, 50 chilometri in linea. Che la festa abbia inizio.