Tanti curiosi e falsi allarmi La culla della vita trasloca
Natalità, seminario senza intoppi. Presidio di Non una di meno
Dopo una settimana di liti e tentativi di mediazione, il convegno sulla natalità va via senza tensioni. Con il Consiglio delle Donne di Bergamo (e pochissimo pubblico) nella Sala Galmozzi di via Tasso a parlare di natalità e il movimento Non una di meno in presidio sotto la Sala Galmozzi per ribadire il proprio sostegno «alla libertà e all’autodeterminazione delle donne». Come annunciato, in sala non c’è il Centro di Aiuto alla Vita (Cav), dopo che il Consiglio delle Donne ha deciso di «censurare» l’intervento di Paolo Picco, presidente di FederVita Lombardia. A dare forfait, anche due relatori, il sociologo Bruno Vedovati e Donatella Vasaturo, direttore sociosanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ma il tema del seminario non cambia. Si parla di maternità, nascita, infanzia, e di come la precarietà del lavoro s’intreccia con la decisione delle donne di diventare o meno madri.
Federica Di Sieno dell’Associazione Italiana Donne Medico racconta i primi dodici anni della culla della vita, installata nel 2006 in città, in via Locatelli, sul cancello del monastero Matris Domini. Presto, appena verranno sbrigate le pratiche per l’occupazione del suolo, la culla verrà trasferita sul cancello della delegazione di Loreto della Croce Rossa. «I volontari andranno a prendere la culla in via Locatelli con un’ambulanza», dice Regina Barbò, che nel Consiglio delle Donne rappresenta l’Associazione Italia Donne Medico. Impossibile sapere quanti bambini siano stati lasciati in questi dodici anni nella culla della vita di via Locatelli. «All’inizio — spiega Federica Di Sieno — ci siamo date una regola: non diffondere mai questo numero, anche per tutelare chi fa questa scelta tragica e pure la privacy del monastero. Uno, due, dieci oppure nessun bambino, non importa: se anche la culla fosse servita a salvarne soltanto uno va bene lo stesso». Prima di essere installata a Loreto, la culla dovrà essere sistemata, visto che funziona ancora con una tecnologia del 2006: quando qualcuno la apre, viene inviato un «mms» a tre telefonini, due custoditi dalle monache, il terzo dai volontari della Croce Rossa. «La sorveglianza della culla — spiega Federica Di Sieno — è un lavoro molto faticoso, che va fatto giorno e notte, anche perché spesso il coperchio della culla viene sollevato per curiosità. Alla Croce Rossa i volontari si alterneranno lungo le ventiquattr’ore per fare la sorveglianza. Ci affidiamo a loro, che hanno deciso di prendersi questo impegno con grande entusiasmo».
Durante il convegno, l’assessore alla Coesione sociale Maria Carolina Marchesi (intervenuta al posto di Picco), ha invece spiegato cosa sta facendo il Comune di Bergamo «a difesa di mamma e bambino», dagli sconti per fratelli e sorelle che frequentano le mense delle scuole alle iniziative post scolastiche. «Nel 2018 — dice l’assessore — Bergamo ha avuto un record di nascite: 922, +5,7% rispetto al passato, contro il -5,8% registrato a livello provinciale. Ma il saldo tra nascite e morti è ancora negativo. Però la città è arrivata a 121 mila abitanti, il numero più alto dal 1984: questo dimostra che Bergamo continua, anche se faticosamente, a crescere».