Anticorruzione, fuori la pasionaria
Fuori per un cavillo. Violi (M5S): «Un paradosso che va risolto»
La pasionaria della trasparenza, Giovanna Ceribelli ( foto), non può candidarsi a far parte del nuovo Organismo regionale per le attività di controllo, perché fa già parte dell’Arac, che sarà sciolta. Ieri le nomine in giunta regionale sono slittate proprio sul suo caso: i Cinquestelle, che l’hanno indicata, trattano con il presidente Attilio Fontana.
«Faccio semplicemente il mio mestiere»: così aveva dichiarato nel 2016, subito dopo aver fatto esplodere l’inchiesta Smile, quella sugli appalti di odontostomatologia negli ospedali di mezza Lombardia. Ma Giovanna Ceribelli da Caprino bergamasco, commercialista di 70 anni, sa bene che facendo il suo mestiere, e cioè la «rompiscatole» che mette il naso tra le carte degli enti pubblici, è diventata un simbolo della trasparenza, tanto che anche l’ex presidente della Lombardia Roberto Maroni l’aveva nominata nell’Arac. Un nome che non lascia indifferenti.
Non è un caso, quindi, che proprio su di lei siano stati congelati i giochi per il nuovo Organismo regionale per le attività di controllo (Orac), voluto dalla giunta di Attilio Fontana e in particolare dall’assessore Davide Caparini (dalla Val Camonica), proprio per mandare in pensione l’Arac. Sette i componenti del nuovo organismo che dovranno essere espressione della maggioranza in consiglio regionale, due per le opposizioni. Ma, sostenuta formalmente con una lettera dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Dario Violi, Ceribelli ha scoperto che non poteva candidarsi quando il bando è stato pubblicato, il 19 ottobre. Perché il documento richiama i motivi di incompatibilità con la nomina conte-
nuti nel decreto legislativo 31 del 2012, inclusa la sussistenza di cariche in altri organismi regionali, per esempio l’Arac. Ma soprattutto, lo stesso bando specifica che quei motivi «non devono sussistedi
re all’atto di presentazione della candidatura»: una frase che ha sancito, a priori, l’incandidabilità di Ceribelli. «Ma da quando ci si dimette da un ente prima ancora di essersi candidati per un altro? — dice la diretta interessata —. Per di più faccio parte dell’Arac, che sarà sciolta definitivamente con la nascita dell’Orac, quindi non capisco come si faccia a porre, di fatto, un’incandidabilità».
Dopo la pubblicazione di ottobre il bando era stato ritirato e rifatto: in Regione ci si era resi conto che alcuni articoli avrebbero escluso, senza appello, anche eventuali esponenti delle forte di polizia. Ieri una rosa di «nominabili» è arrivata sul tavolo della giunta regionale, senza indicazioni da parte dei Cinquestelle, che avevano sostenuto solo e unicamente Giovanna Ceribelli. Ma la stessa giunta guidata da Attilio Fontana ha rinviato ogni decisione, perché nel frattempo il consigliere Violi è andato dal presidente e ha posto il problema, per cercare di trovare una soluzione politica. «C’è stato sicuramente un problema di sottovalutazione di certi casi specifici quando è stata fatta e approvata la legge — commenta Violi —: una norma che, oggi, sta impedendo di continuare a lavorare a chi ha garantito la legalità. Spero si possa trovare una soluzione con il presidente Fontana». In passato, proprio per evitare paradossi come quello in corso, sono state applicate norme transitorie per superare il nodo dell’incompatibilità.