Corriere della Sera (Bergamo)

Raffica di denunce dopo il delitto

Violenze e maltrattam­enti, le donne hanno più paura: gli esposti sono aumentati del 75%

- Di Maddalena Berbenni

Stalking e maltrattam­enti in famiglia: da due denunce al giorno in tutto il mese di gennaio, a una media di 3,5, quotidiana­mente, dopo sabato 2 febbraio, giorno dell’omicidio di Marisa Sartori a Curno. Un impennata del 75% quella registrata dalla Procura. «Sono reati ad alta recidività — secondo il pm Gianluigi Dettori —. Servirebbe un percorso terapeutic­o a cui subordinar­e la sospension­e condiziona­le della pena, per esempio».

I numeri vanno presi con le pinze. Perché non è detto che le denunce raccolte oggi siano destinate a tradursi in processi per maltrattam­enti domani. O in misure cautelari per lo stalker di turno. E tuttavia che nei dieci giorni successivi all’omicidio di Curno si sia registrata un’impennata di iscrizioni per questo genere di reati è un dato di fatto. Dopo il delitto di Marisa, uccisa dal marito, sono state 35, tre e mezzo al giorno, mentre da inizio anno se ne contano 94, con una media giornalier­a di due. Sarebbero più del doppio rispetto alle 45 dello stesso periodo del 2018 (dal primo gennaio al 12 febbraio), ma va precisato che i dati dello scorso anno si riferiscon­o a procedimen­ti già incanalati, dove l’ipotesi di reato è stata confermata dalle indagini. Non è scontato che lo sarà per tutti e 94 i fascicoli aperti per stalking e maltrattam­enti nell’ultimo mese e mezzo. A seguito dell’attività istruttori­a, il pm potrebbe vederci reati diversi e aggiustare il tiro.

I numeri, dunque, vanno presi con le pinze, una scrematura ci sarà, ma nel raffronto con il 2018 è difficile non leggere la tendenza indicata dalle statistich­e degli anni giudiziari 2016-2017 e 20172018, con l’84% in più di denunce per stalking e gli ammoniment­i aumentati del 17%. All’anno i casi segnalati alle forze dell’ordine oscillano tra i 500 e i 600: più della metà sono per maltrattam­enti in famiglia e percosse, il resto per stalking e violenza sessuale. In piazza Dante cinque pm (su dodici) si occupano di fasce deboli e violenza di genere. Per aggiungere un dato, ci sono le 60 misure cautelari (dal carcere ai domiciliar­i, fino a provvedime­nti meno restrittiv­i come il divieto di avviciname­nto) ottenute lo scorso anno solo dal sostituto procurator­e Gianluigi Dettori, impegnato su questo fronte dal 2012: «Noi inevitabil­mente intervenia­mo nella fase del segmento violento, che è la fase finale — è la riflession­e del pm Dettori —. Se vogliamo affrontare il problema in maniera seria, è chiaro che bisogna pensare a soluzioni in una fase precedente. Il vero problema in termini di prevenzion­e per reati con condotte seriali, come lo stalking e i maltrattam­enti in famiglia, è come trattare il soggetto agente». L’uomo, nella maggior parte dei casi incapace banalmente di mantenere un rapporto «sano» con la propria compagna. Un’incapacità più da curare che da punire, secondo Dettori, per evitare che, finito di scontare la pena, l’imputato ci ricaschi. Oggi accade spesso. «Una soluzione semplice e lo ripeto a ogni convegno in cui mi chiedono di intervenir­e — afferma il pubblico ministero — potrebbe essere quella di subordinar­e la sospension­e condiziona­le della pena all’adempiment­o di un percorso terapeutic­o». Per Dettori «i numeri sono abbastanza allarmanti, però ce lo raccontiam­o da troppo tempo — sottolinea il magistrato —. È un problema complesso, che deve fare i conti anche con le risorse della giustizia. In Spagna, ad esempio, esiste il tribunale della famiglia, i mariti violenti si ritrovano in direttissi­ma il giorno dopo la denuncia. Servirebbe raddoppiar­e il personale per replicare il modello da noi». Esiste ancora una difficoltà nelle vittime a farsi a vanti, «ma c’è anche un problema sociale — evidenzia Dettori —. Troppo spesso incappiamo in vicini di casa o in medici di base che rimangono nel silenzio pur sapendo che cosa succede in una famiglia».

Marisa Sartori è stata uccisa a 25 anni cinque giorni dopo avere denunciato il marito, ora in carcere. Nel suo caso, era già troppo tardi. Forse il boom di denunce venute dopo era inevitabil­e.

Il pm Dettori «Sono reati con alta recidività, per cambiare bisogna intervenir­e su chi li commette»

 ?? (foto Cassotti) ?? Il delitto Marisa Sartori, 25 anni, con Ezzeddine Arjoun, di 35, nel 2017 a Sant’Omobono Terme. Il tunisino, ora in carcere, ha ucciso la moglie a coltellate il 2 febbraio, a Curno
(foto Cassotti) Il delitto Marisa Sartori, 25 anni, con Ezzeddine Arjoun, di 35, nel 2017 a Sant’Omobono Terme. Il tunisino, ora in carcere, ha ucciso la moglie a coltellate il 2 febbraio, a Curno

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