Lungo i binari 60 bidoni di siringhe
Nel sedime tagliata la vegetazione che faceva da nascondiglio allo spaccio
«La coca non basta mai», dice la scritta sulla casetta dalle finestre murate a due passi dai binari. Sarà, ma nel frattempo lungo lo sterminato sedime della stazione gli spacciatori non ci sono più, i loro clienti hanno perso i loro nascondigli tra la vegetazione e molti di loro sono finiti in caserma dei carabinieri. Ma hanno lasciato i ricordi di un’attività proseguita per anni: le loro siringhe hanno riempito sessanta bidoncini per rifiuti tossici più altre grandi scatole.
Da qualche tempo la frequentazione della grande area che si stende dalla stazione fino a via Gavazzeni a sud e al ponte di via Piatti a est è cambiata. Prima sono arrivati gli operai dell’impresa Macfer di Giugliano in Campania, armati di cesoie, macchinari e ruspe, con l’ordine da Rfi di radere al suolo tutta la vegetazione che cresceva lungo i binari: alberi, piante e cespugli che per tanto tempo hanno fatto da nascondiglio al traffico di droga e agli sbandati. In luglio gli operai hanno tagliato tutto ciò che cresceva lungo via Gavazzeni. Da lunedì gli operai si sono dedicati ai 70 mila metri quadrati del lato che costeggia le vecchia fabbrica abbandonata che sarà al centro di uno dei piani di recupero di Porta Sud. Occhieggiano ancora le finestre da dove gli spacciatori, entrati da via Bono e inoltratisi nella vecchia fabbrica, si affacciavano per prendere i soldi e poi calare la droga con dei secchi. Gran parte della vegetazione è stata tagliata e smaltita, il resto è rimasto in grandi mucchi in attesa di essere portati via. In pochi giorni gli operai arriveranno fino al cavalcavia di via Piatti. Nel frattempo sono stati portati via i materassi e i giacigli di fortuna di chi si era accampato sotto il ponte. E visto che chi frequentava la zona (come il giovane trovato morto nell’ottobre 2015) scendeva da un sentiero che partiva da via Tommaseo, tutto il bordo della strada affacciato sul sedime ferroviario sarà recintato. Così come un’alta inferriata è stata installata nella parte del deposito degli autobus Sab che faceva da ingresso per gli sbandati, e sulla parte opposta sono stati portati via i vagoni abbandonati che venivano utilizzati come rifugio dai senzatetto.
Gli operai si sono trovati a camminare su tappeti di siringhe con le quali hanno riempito sessanta bidoncini. Ma hanno anche portato via molti grandi bottiglie di plastica che gli stessi tossicodipendenti avevano riempito di siringhe usate, dopo averle usate per fumare crack.
L’altra presenza, costante e massiccia nelle ultime due settimane, è quella dei carabinieri della Compagnia di Bergamo. I militari hanno inviato sul posto pattuglie ogni giorno, distribuendo una ventina di uomini lungo il sedime, identificando un centinaio di persone e portandone venti in caserma per reati e infrazioni varie. «Sono controlli continui e capillari, che svolgiamo in alternanza con la questura — spiega un ufficiale che sta concludendo il turno di controlli —. La situazione qui è completamente cambiata, da qualche giorno in tutto il sedime ferroviario non si vedono più sbandati. Se ne sono accorti per primi gli stessi utenti della stazione, molti di loro sono venuti a ringraziarci perché si sentono più sicuri». Ma il lavoro non è finito, spiega uno dei carabinieri: «Perché quelli sono andati via ma non sono spariti, ora bisognerà capire dove si sono spostati».
I carabinieri Per far sparire i pusher sono serviti controlli quotidiani nelle ultime due settimane