Corriere della Sera (Bergamo)

Cioccolato e abiti per il figlio omicida

La madre vuole aiutarlo, lui la respinge. Uccise il patrigno a Valtesse: 18 anni di cella

- Maddalena Berbenni

Vladislav Turcan, 24 anni, è stato condannato a 18 anni di reclusione per l’omicidio del patrigno Giuseppe Grillo, ucciso in casa a Valtesse con una martellata e 9 coltellate, il 7 agosto del 2017. La mamma, Nathalia, che era stata ferita, non si è mai costituita parte civile. Vladislav non vuole più avere contatti con lei, in tribunale non le ha nemmeno parlato. E Nathalia ha voluto fargli avere vestiti e anche un po’ di cioccolato tramite il suo avvocato.

Quando il figlio ha già imboccato le scale del tribunale, magro e impassibil­e, con le manette ai polsi e gli agenti pronti a riportarlo in carcere, la madre allunga un sacchetto di plastica all’avvocato. Dentro ci sono due tavolette di cioccolato, una felpa e un pigiama. Non si parlano, solo qualche sguardo di lei, che ha gli occhi segnati dal pianto e le mani tremanti.

Vladislav Turcan, 24 anni, ieri è stato condannato con rito abbreviato a 18 anni di reclusione e ad altri 3 da trascorre, come misura di sicurezza, in una struttura di recupero. È la pena per avere ucciso con una martellata e nove coltellate il compagno di sua madre, Giuseppe Grillo, 40 anni, e per avere poi ferito lei. Nathalia Turcan, oggi quarantenn­e, originaria della Moldavia, si era salvata grazie all’intervento di un vicino di casa, che aveva visto l’aggression­e da una finestra e urlato al ragazzo di lasciare il coltello. Era il pomeriggio del 7 agosto 2017, nell’appartamen­to in via Mallegori, a Valtesse, dove vivevano tutti e tre, Vladislav perennemen­te barricato nella sua stanza. Niente lavoro, niente amici. Solo il computer e la passione per la scienza. Il professor Massimo Biza, incaricato dal gip Lucia Graziosi di stendere una perizia psichiatri­ca, ha diagnostic­ato la semi infermità mentale dovuta a un disturbo schizoide della personalit­à, che l’imputato avrebbe sviluppato fin da quando aveva 6 anni. L’abbandono del papà, in parte della mamma costretta a spostarsi per lavoro. Poi il trasferime­nto in Italia. Tutti traumi che hanno stravolto del tutto la sua mente. Il dramma è riassunto nel sacchetto di regali che Nathalia ha affidato per lui all’avvocato Eleonora Bergamini. Vladislav non le rivolge la parola e ha sempre rifiutato le sue visite. Il delitto nasce da quel rancore malato, covato goccia dopo goccia, insuccesso dopo insuccesso ed esteso a Grillo. Il 24enne si era convinto che i suoi problemi dipendesse­ro da loro e che il compagno della madre fosse pronto a fargli del male. «Se non lo ammazzavo io mi ammazzava lui», aveva detto in interrogat­orio.

Tra accusa e difesa lo scontro è stato soprattutt­o sulla premeditaz­ione. Per il pm Emanuele Marchisio, che ha chiesto vent’anni, andava riconosciu­ta. Non per l’avvocato Bergamini, secondo la quale non è compatibil­e con il vizio di mente, che ha causato il delitto. Anche sulla base di una sentenza della Cassazione su un caso simile, il gup ha dato ragione a quest’ultima e l’ha esclusa, disponendo però un minimo di tre anni che l’imputato, ritenuto pericoloso, dovrà trascorrer­e in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Sarà fatta una valutazion­e alla fine della detenzione. Fuori dall’aula, il silenzio dei familiari di Grillo, che hanno rinunciato a qualsiasi risarcimen­to, e per Nathalia Turcan la speranza un giorno di riuscire a riabbracci­are il figlio.

La mamma Il ragazzo non le parla, ieri ha portato per lui un sacchetto con abiti e cioccolato

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L’arresto La polizia preleva da casa Vladislav Turcan subito dopo il delitto

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