«Brebemi, da Locatelli materiale più che adeguato»
Il direttore lavori parla in aula dei test effettuati dopo i sequestri: anche la falda non risultava inquinata
Non è stato un colpo di scena, ma una deposizione che, dopo altre, ha confermato quanto può risultare controverso il caso giudiziario di Pierluca Locatelli e dei «rifiuti» (così definiti tecnicamente e mass mediaticamente) utilizzati per i rilevati stradali. In aula, al processo Brebemi, ieri è stato chiamato a testimoniare Sabino Del Balzo, direttore lavori del consorzio Bbm, costruttore dell’autostrada. L’ingegnere ha spiegato che dopo i sequestri di più tratti del cantiere nel 2011, la direzione lavori, con un consulente aziendale, aveva fatto realizzare una nuova rete di piezometri, cioè pozzetti collegati al sottosuolo, per verificare lo stato della falda acquifera a monte e a valle delle aree sotto sequestro. «Non era emerso nessun inquinamento della falda», ha specificato Del Balzo.
C’era però altro da valutare, e cioè la qualità e la regolarità del materiale fornito dal gruppo Locatelli per il rilevato stradale. Il direttore lavori ha specificato che su un tratto incriminato il consorzio Bbm effettuò una prova di piastra, termine tecnico per una sorta di test di pressione, o di carico, su quanto era già stato realizzato: «Il materiale — secondo Del Balzo — era risultato oltre le attese». In senso positivo, come ha anche confermato a margine dell’udienza.
Parole che potrebbero far sorgere qualche dubbio sul perché a Pierluca Locatelli e ai suoi collaboratori venga contestato il traffico illecito di rifiuti. In realtà si trattava di scorie di fonderia trattate, accadeva regolarmente nel mondo dell’edilizia, che venivano fornite come mps, cioè materie prime secondarie. E al di là dell’aspetto ambientale o della tenuta della strada, la Procura di Brescia (rappresentata in aula dal pm Claudia Moregola) contesta comunque scorie non adeguatamente trattate e con quantitativi di cromo esavalente che, pur non avendo raggiunto la falda, erano stati rilevati con i carotaggi dai periti nominati dal giudice delle indagini preliminari. Un caso che può apparire simile a quello di Orzivecchi, che è costato sei anni di condanna, definitiva, a Locatelli. Ma su Brebemi buona parte delle mps fornite erano state acquistate dalla Portamb di Brescia, già trattate.