Morto a 19 anni come il fratello
Ubiale, morto a 19 anni in uno schianto, come il fratello. Un dramma mai superato dai genitori
Sono morti tutti e tre i figli della famiglia Pesenti di Ubiale.
La rose sono ancora fresche, le grosse gocce di rugiada sul cellophane quasi coprono il grosso cuore fra i gambi. Il mazzo è posato sulla tomba di Simone Pesenti, morto nove anni fa in un incidente. «Ho visto i suoi genitori portarli sabato mattina, — racconta una signora scendendo la scalinata del cimitero di Ubiale —. Non sapevano ancora cosa stava per succedere, poverini. E non è giusto, non è giusto». Qualche ora dopo, alle 4.30 di domenica, in uno schianto sulla Villa d’Almè-Dalmine è morto anche il secondo figlio della coppia, Gabriele, di 19 anni.
«Quando ho visto Carmen mi ha detto: non ho più niente!», dice un’amica. Il grido di Carmen Gamba è quello di chi ha visto il primo figlio Matteo, nato prematuro, morire dopo due ore; il secondo figlio, Simone, perdere la vita a 19 anni il 28 gennaio 2010 in un’auto finita contro un tir. E Gabriele seguire lo stesso destino quando l’auto su cui tornava a casa con tre amici è uscita di strada. È ancora grave Ilenia Avogadro, 21 anni, di San Pellegrino, che era seduta sul sedile posteriore insieme a Gabriele. È ricoverato al Papa Giovanni con diverse fratture Andrea Rinaldi, 23 anni, di Villa d’Almè. Il conducente Matteo Rota, 21 anni, di Sedrina, ieri è arrivato alla camera mortuaria del Papa Giovanni a pregare per l’amico. Il viso è pieno di lividi e contusioni, non parla. Gli amici con lui tengono sguardi bassi e mani ficcate nelle tasche.
Renzo Pesenti, 54 anni, papà di Gabriele, è ricoverato per il malore che lo ha colto appena entrato in camera mortuaria. L’uomo ha visto spalancarsi di nuovo il dramma di nove anni fa: «Non l’ha mai superato, non se ne pote- va nemmeno parlare — racconta un’amica —. Quando Simone è morto ha smesso di fare le cose che facevano insieme: ha venduto la moto e non è più tornato a sciare. Non voleva scendere in camera ardente, diceva: Simone era mio figlio, mio amico e mio fratello. L’abbiamo convinto a vederlo poco prima che chiudessero la bara. Avevano lo stesso carattere, un po’ introverso. A tavola sedevano così vicini che i gomiti si toccavano. Gabriele poi si è seduto al posto di Simone, ma lui discuteva». «Sì, perché voleva sempre introdurre innovazioni nell’officina di famiglia — aggiunge Palmira Gamba, zia di Gabriele —. Faceva tante cose e non si accontentava mai, doveva farle alla perfezione. Se cucinava qualcosa diventava un esperto. I pezzi di ricambio in officina li realizzava lui. Suonava la chitarra in un gruppo, già a 14 faceva il mixer, si era preso un furgone per l’attrezzatura. Teneva il garage come un salotto. Quando il padre ha comperato una motocarriola aveva 9 anni: si è attaccato a Internet per trovare il modello migliore. Metteva sempre l’anima in tutte le cose, e se ci credeva dava battaglia». Sul municipio di Ubiale le bandiere sono a mezz’asta, un fiocco nero sulla cima. In via Piana una donna guarda la casa della famiglia Pesenti: «Quel ragazzo l’abbiamo visto crescere, era come se fosse anche nostro figlio. Le sembra giusta una cosa del genere?». Gabriele sarà cremato. La data del funerale non è ancora stata decisa.
Il primo figlio
Era morto dopo poche ore di vita anche il primogenito della coppia, nato prematuro