L’Onu sceglie le parole del Papa
Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati
Fra il lavoro dell’Onu nelle zone critiche del mondo e l’accoglienza dei migranti nella Bergamasca si può tessere un filo. Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati, parla a Sotto il Monte, nel teatro dedicato a Papa Giovanni XXIII: «L’enciclica Pacem in Terris di Papa Giovanni è un’altra Carta delle Nazioni Unite, ma con impeto spirituale, un forte esempio di diplomazia». Accanto a Grandi, don Roberto Trussardi, direttore della Caritas di Bergamo, parla dei migranti accolti nella Bergamasca. «Ad oggi ce ne sono circa 540». Ma fino a pochi mesi fa, in piena emergenza, i numeri erano molto più alti.
Fra il lavoro delle Nazioni Unite nelle zone più critiche del mondo e l’accoglienza nella Bergamasca si può tessere un filo, fra equilibri geopolitici e impegni territoriali. Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati, ha parlato nel teatro dedicato a Papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte. «Ricevo diversi inviti, questa volta non ho esitato un attimo ad accettare. Ieri sera ho letto per la prima volta tutta l’enciclica Pacem in Terris di Papa Giovanni. È un’altra Carta delle Nazioni Unite, ma con impeto spirituale, un forte esempio di diplomazia». Accanto a Filippo Grandi, don Roberto Trussardi, direttore della Caritas di Bergamo. Ad oggi sono circa 540 i migranti accolti nelle strutture dell’organizzazione pastorale nell’intera provincia, ma fino a pochi mesi fa, in piena emergenza, si era toccato il picco di 1.700. Quasi il doppio, 3.000, se si aggiunge l’impegno di cooperative ed associazioni. «Non è stato facile gestire quei numeri — ha commentato il sacerdote —, ma ci abbiamo creduto. In alcuni casi collocare trenta migranti in piccoli Comuni ha creato controversie, ma anche confronti. A molte persone quando i centri d’accoglienza straordinaria in Alta Valle sono stati chiusi è dispiaciuto». Interazione e integrazione sono oggi i punti cardine della Caritas: «L’idea è accogliere i richiedenti asilo, ma anche di chiedere loro una risposta, imparando la nostra lingua come prima cosa, poi in termini di volontariato», ha aggiunto ancora don Trussardi.
«Gli aiuti nel locale sono quelli concreti — ha commentato Grandi —. Il mio compito è delineare strategie e un quadro giuridico in cui operare, ma servono declinazione nel pratico, solidarietà e integrazione». L’Alto Commissariato Onu si occupa nello specifico di rifugiati, migranti che lasciano Paesi a causa di guerre e discriminazioni. «Rimandarli a casa loro significherebbe condannarli a torture e morte», ha spiegato. Sono 71 milioni i rifugiati nel mondo, con 100 mila siriani che solo negli ultimi due giorni hanno abbandonato le proprie case. «Se il conflitto continuerà si stima di arrivare a mezzo milione, potrebbero oltrepassare i confini iracheni e il fenomeno diventerebbe complicato. È l’ennesimo episodio di una guerra che sembra senza fine». Filippo Grandi ha allargato il quadro dal confine turco-siriano, alle forze contrapposte e instabili libiche, all’Ecuador, fino ai cambiamenti climatici per concentrarsi poi sull’Europa.
Alla fine, un appello: «Ci sono troppe spinte centrifughe, servirebbero quelle centripete. Dobbiamo imparare a fare la pace, sentirci responsabili globalmente ed impegnarci localmente». Così il focus si è stretto di nuovo sulla Bergamasca e Sotto il Monte: «Il mio è un lavoro di Sisifo. Serve una pazienza infinita, Papa Giovanni lo sapeva molto bene, era un Papa buono, ma anche astuto e un ottimo diplomatico. Invierò la sua enciclica a diverse persone influenti del mondo».
La Caritas
«Non è stato facile gestire così tanti migranti, ma ci abbiamo creduto»