Tra telai e tinture l’industria tessile diventa museo
A Leffe, in un ex opificio, documenti e macchinari risalenti fino al Settecento Un viaggio nel settore che ha fatto la storia della valle. Le lezioni ai bambini
La ruota per filare ad alette delle nostre antenate, antichi e rudimentali telai a mano e macchine da cucire a manovella: sono solo alcune delle preziose testimonianze che si possono scoprire nel Museo del tessile di Leffe, aperto domani e domenica, dalle 14 alle 19, a ingresso gratuito. A fare la fortuna del paese della Val Gandino, a fine 1800, sono stati proprio gli artigiani dei filati, che poi hanno dato vita a vere industrie. La fibra più comune portò a realizzare un tipo di coperta, la pilusa. Il successo è stato tale che i leffesi, diventati venditori porta a porta, erano chiamati coertì o copertini. Con il boom, nella seconda metà del 1900, gli operai erano 12 mila.
Per restaurare e conservare documenti e macchinari, nel 2003, è nata l’Associazione ricerche tessili storiche, che ha promosso il progetto del museo, oggi ospitato in un ex opificio del 1960, in via Locatelli. La prima azienda a crederci, fornendo per un decennio la sede, è stata la «Martinelli Ginetto» di Casnigo, tanto che gli è stato intitolato il museo. Aperta anche alle scolaresche, l’esposizione porta a vivere le fasi della lavorazione delle fibre. Si possono toccare lane e tessuti e vedere i macchinari accesi. Gli originali, donati da imprenditori locali e recuperati dagli scantinati, vanno dal 1700 al 1970, quelli delle epoche antecedenti sono ricostruzioni. «Ai ragazzi di medie e superiori spieghiamo come, grazie al recupero delle bottiglie di plastica, si possano produrre le fibre e i filati che servono per creare microfibra e morbidi pile — spiega Gianfranco Bosio, presidente dell’associazione e del museo —. Ma arrivano a farci visita anche molti dipendenti di aziende del settore, per avere una conoscenza più ampia. Spesso ci portano i loro clienti stranieri per far apprezzare le basi culturali e storiche delle produzioni».
Nella sezione fibre e filati si trovano il torcitoio circolare della seta alimentato dal mulino ad acqua, una carda funzionante a uso didattico e un’altra reale. Ci sono gli arcolai e un rarissimo torcitoio a 12 alette del 1788. Un’altra parte riguarda l’evoluzione del telaio passando dal modello medioevale a quello a navetta volante, da quello con la macchina Jacquard per eseguire i disegni al meccanico e a quelli a nastro. Nell’area finissaggio si trovano la garzatrice per le coperte, i folloni per produrre il feltro e la cimatrice per rasare i velluti. Per le bordature ci sono il tombolo e la macchina per frange e merletti. Una libreria raccoglie le ricette per la tintura delle lane e un boccetto di rosso scarlatto.