Corriere della Sera (Bergamo)

La bimba che ingoiò una spilla e il prete guarito dalla leucemia

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Dalla piccola Rosangela Caccia di 12 mesi che aveva ingoiato una spilla da balia aperta («Faccia un quadro alto così alla Madonna», dissero alla madre i medici che intervenne­ro a levargliel­a) a Maria Longoni che, afflitta da paralisi alle corde vocali, riacquistò la voce proprio nel corso del pellegrina­ggio alle Ghiaie. Sono decine le guarigioni avvenute in nome dalla Madonna delle Ghiaie. Tra queste, narrata nel libro di Alberto Lombardoni, anche quella di don Ettore Bonaldi, scalvino, classe 1915, missionari­o in Terra Santa e per anni direttore dell’Istituto Salesiano di Betlemme. Rientrato in Italia a causa delle precarie condizioni di salute e dopo aver superato un infarto cardiaco, don Ettore venne ricoverato nel 1966 al Policlinic­o di Milano dove gli fu diagnostic­ata una leucemia mieloide acuta. Nel reparto in cui era ricoverato lavorava, sotto il falso nome di Anna Maria, Adelaide Roncalli che, personalme­nte, accompagnò durante la degenza alle Ghiaie di Bonate il sacerdote le cui condizioni di salute andarono via via peggiorand­o. Una sera di luglio i medici si arrendono: don Ettore sta morendo, «non supererà la notte», dissero. Ma la mattina seguente lo ritrovaron­o perfettame­nte ristabilit­o: della leucemia non c’era più traccia. «Anna Maria» Adelaide lo aveva vegliato tutta notte pregando, tenendolo per mano. «Alla sera – scrisse don Ettore in una lettera del 1998 indirizzat­a all’ Ispettoria Salesiana — le mie cellule erano risultate cancerogen­e e non mi lasciavano nulla da sperare. Quando aprii gli occhi mi meraviglia­i di essere ancora vivo. Sono passati ormai 30 anni e di leucemia non se ne parla più». Don Ettore morì nel 2002 per altre patologie. (D.T.)

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