Corriere della Sera (Bergamo)

«Nella Lega le priorità oggi sono altre Ma Boccia può farcela»

- di Simone Bianco

«Nella Lega di oggi mi sembra che le priorità siano altre. Ma il federalism­o è nel nostro dna e dobbiamo ancora combattere per ottenerlo». Roberto Maroni sarà ospite del convegno «Riprendiam­oci il federalism­o» al circolo della Pallacorda di Milano. Una «partita fuori casa», la definisce l’ex governator­e lombardo, invitato dal Pd milanese a un dibattito sul tema che fu l’iniziale ragione d’esistere della stessa Lega. Senza malinconie ma senza nascondere le sconfitte, Maroni fa un bilancio dei 25 anni passati dal primo governo con ministri leghisti al tentativo ancora in corso di approvare l’autonomia differenzi­ata.

In questi giorni le vicende di quella Lega vengono ripercorse nella serie «1994» di Sky. C’è un Maroni che parla come lei, e parla sempre di federalism­o.

«Me l’hanno detto, io non l’ho vista. E comunque non parlo così...», ride.

Cos’è rimasto di quelle battaglie dei primi anni, sue, di Umberto Bossi, degli altri?

«Io dico che è stato realizzato il 30% del federalism­o che avevamo in mente. Ma tante cose sono cambiate, sulla spinta della Lega. Ad esempio, quando entrai io per la prima volta in consiglio comunale a Varese, nel 1990, il sindaco non veniva eletto dai cittadini, i provvedime­nti dei Comuni venivano vagliati dai prefetti, i segretari comunali erano di nomina ministeria­le. Aver portato certe leve del potere a livello locale è una conquista federalist­a ottenuta grazie alla pressione della Lega».

Non è strano che sia il Pd, oggi, in Lombardia a sollevare il problema del federalism­o dimenticat­o?

«Sì, ma da quando ho iniziato la battaglia per l’autonomia, con il referendum, ho impostato il discorso superando le divisioni politiche».

Giorgio Gori fu tra i pochi del Pd a sostenere il sì.

«Ricordo che ero a Bergamo quando annunciai la data del referendum nel 2017. Gori rimase spiazzato e ci fu uno scambio di battute. Poi, dall’estate, il tema venne politicizz­ato per scopi elettorali».

Ora a occuparsi di autonomia è un ministro del Pd e pugliese, Francesco Boccia.

«Ho incontrato Boccia e mi sembra consapevol­e dell’importanza, per tutte le regioni, di portare a casa questa riforma. Con la Lombardia sono insorti problemi legati al tema della scuola. Ma mi è sembrato che l’impegno da parte del ministro sia sincero».

Perché nell’anno del governo giallo-verde, con la Lega al governo e un ministro veneto come Erika Stefani, il percorso dell’autonomia non è arrivato a nulla?

«Non so cosa sia successo, ma dopo il referendum avevo firmato un preciso accordo col governo Gentiloni. Invece tutto è poi ripartito da zero. Io credo che si debba ricomincia­re a parlare di autonomia riprendend­o il discorso da quell’accordo».

❞ La spinta della Lega ha prodotto molti cambiament­i, ad esempio nel ruolo dei sindaci Roberto Maroni

ex presidente Lombardia

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La sfida mancata Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, con Roberto Maroni, all’epoca governator­e della Lombardia

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