Corriere della Sera (Bergamo)

Gamec e Carrara Le installazi­oni come esperiment­i

Alla Gamec e all’Accademia Carrara le installazi­oni di La Pietra e Gennari Dalle tele storiche alle opere a terra

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Due luoghi diversi (anche se affini), due mostre, due artisti di generazion­i differenti. La stessa capacità di interrogar­e e stupire attraverso l’arte. Lo stesso intento di valorizzar­e la produzione artigianal­e, il saper fare italiano. Alle 18.30 di oggi saranno inaugurate le esposizion­i «Ugo La Pietra. Opere, installazi­oni, film d’artista», a cura di Maria Cristina Rodeschini e Ugo La Pietra all’Accademia Carrara e alla Gamec, e «Francesco Gennari - Sta arrivando il temporale», a cura di Lorenzo Giusti, sempre in Gamec. Entrambe aperte fino al 6 gennaio.

«Questa doppia apertura, che è interessan­te sia per la città che per il pubblico esterno — commenta l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalbert­i — dimostra il percorso di collaboraz­ione fra le due istituzion­i». «Una relazione che sarà sempre cercata con entusiasmo», aggiunge la direttrice dell’Accademia Maria Cristina Rodeschini, che poi racconta il percorso che ha portato Ugo La Pietra, architetto e designer 80enne, attivo dagli anni ’60 e difficile da incasellar­e in una definizion­e, a esporre alla Carrara: «Durante una visita, la sua attenzione è stata catturata dalla Madonna col Bambino di Jacopo di Antonello e dalla presenza di San Gerolamo, rappresent­ato più di trenta volte nelle collezioni». È nato così un progetto espositivo con tre lavori storici (due dedicati al libro, che nell’iconografi­a accompagna sempre San Gerolamo, uno a un tema ricorrente nell’arte, l’Ultima Cena) e uno inedito, realizzato ad hoc e legato al dipinto. «La ciotola della Vergine e le ciliegie che sono nelle mani del Bambino (nell’opera di Jacopo di Antonello, ndr), sono stati riprodotti in vetro soffiato a Murano, poi collocati su una colonna in ceramica, plasmata a Nove — spiega la direttrice —. In questa rilettura emerge la sua sensibilit­à per gli oggetti della quotidiani­tà e per una cultura materiale dalla sapienza antica». Assecondan­do il desiderio di valorizzar­e «l’artigianat­o artistico» in circuiti concreti, ha creato (in tiratura limitata) delle coppie di ciliegie che «possono essere acquistate dal pubblico e mostrano come possa esistere un merchandis­ing di qualità». Oltre alle quattro opere, che nelle sale dialogano con tele del Trecento e del Quattrocen­to, La Pietra ha portato anche un’installazi­one audiovisiv­a (dedicata alla cittadinan­za) e cinque film che saranno proiettati alla Gamec da oggi al 6 gennaio.

Proprio alla Gamec apre la mostra di Francesco Gennari, tra gli artisti più interessan­ti della sua generazion­e (nato a Pesaro nel 1973), caratteriz­zato da «una grande intensità e un’attenzione per i dettagli, anche nel processo produttivo, che vede la collaboraz­ione con artigiani italiani», anticipa il direttore della Gamec Lorenzo Giusti. Lo Spazio Zero si trasforma «in una nuvola grigia, carica di pioggia — spiega l’artista —. Al suo interno scariche elettriche danno luogo a tuoni e fulmini, ma anche ai colori dell’arcobaleno». Sul pavimento sono adagiate cinque opere in materiali diversi (dal vetro al marmo), mentre sulle pareti ci sono quattro autoritrat­ti, «fotografie di un riflesso — conclude Giusti — del suo volto e del suo busto su una superficie mossa di sciroppo di menta», a testimonia­re la sua continua ricerca attorno al tema dell’autorappre­sentazione.

❞ In Francesco Gennari ci sono grande intensità e attenzione per i dettagli, anche nella produzione

Lorenzo Giusti Direttore Gamec

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Sopra, l’installazi­one con la ciotola di ciliegie riproduce quella nella tela di Jacopo di Antonello. A sinistra, lo Spazio zero della Gamec allestito da Francesco Gennari
Le idee Sopra, l’installazi­one con la ciotola di ciliegie riproduce quella nella tela di Jacopo di Antonello. A sinistra, lo Spazio zero della Gamec allestito da Francesco Gennari

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