Via Rocca, venduta la casa del direttore del carcere
Offerti 2,3 milioni di euro, e a fianco dell’edificio si potrà costruire
L’ultimo inquilino è stato Antonino Porcino, direttore del carcere di Bergamo per oltre 30 anni. Ma nessuno, tra i suoi successori, tornerà ad abitare lì, nella casa di via della Rocca al civico 19, a pochi passi dalla fortezza di Città Alta. Il Demanio, che sta vendendo molte sue proprietà, ha infatti trovato un acquirente, che ha già versato una caparra da 232 mila euro per tutto l’immobile, messo all’asta a luglio per 2 milioni e 312 mila euro. Il prezzo offerto, complessivamente, è di 2 milioni e 320 mila euro, ma fino a quando l’aggiudicazione non sarà definitiva il nome dell’acquirente resterà coperto. Fin da quando il carcere era a Sant’Agata in quella casa c’è stato l’alloggio del dirigente della casa circondariale di Bergamo.
I panorami spettacolari sono due: da un lato la Rocca, dall’altro Città Bassa, la Maresana e la pianura. Fin da quando il carcere di Bergamo era a Sant’Agata, a godere del doppio panorama sono stati i direttori della prigione ai quali lo Stato riservava un alloggio. L’ultimo, prima dei guai giudiziari che lo hanno travolto, è stato Antonino Porcino.
Ora il proprietario dell’edificio di via della Rocca 19 e dei relativi panorami sta per cambiare. Si tratta di colui che ha versato una caparra di 232 mila euro per aggiudicarsi (per ora in modo provvisorio) l’asta per la vendita del palazzo. Il Demanio, che sta vendendo a tappeto le sue proprietà, chiedeva un minimo di a 2.312.323 euro e il compratore ci ha aggiunto poco di più: il prezzo di aggiudicazione è di 2.320.000. Molti altri dovrà spenderne per ristrutturarlo ma ci sono grandi opportunità, visto che il palazzo porta in eredità l’occasione unica di realizzare una nuova costruzione in Città Alta.
Si tratta di un edificio di inizio Ottocento ristrutturato nel 1936 e con un recente intervento proprio dal ministero della Giustizia, con due piani interrati e quattro piani fuori terra, compreso il sottotetto non abitabile. Su una superficie di 502 metri quadrati ce ne sono 1.360,48 di pavimento e 188,21 scoperti (tra i quali 165 di giardino). Ma il numero più importante è rappresentato dai 1.240 metri quadri di superficie lorda edificabile, 930 metri fuori terra su 3 piani e 310 interrati da destinare a cantine. In quel punto, dove ora si trova il giardino, fino agli anni Cinquanta si trovava un palazzo nobiliare demolito dal Comune. Quell’edificio non c’è più da oltre mezzo secolo ma le sue cubature sono rimaste a disposizione del nuovo proprietario.
Il quale dovrà rimboccarsi le maniche per molti motivi. La scheda informativa del Demanio sottolinea la «panoramicità di alto livello» e le finiture interne «signorili tipiche dell’epoca e del luogo» anche se «a causa della vetustà e dell’abbandono risultano in stato pessimo». Infatti «il solo piano primo risulta in stato di conservazione e manutenzione sufficiente, in quanto oggetto di recente ristrutturazione del ministero». Mentre per tutto il resto «lo stato è scadente, ad eccezione della copertura», e «tutti gli impianti risultano da sostituire poiché non più funzionanti o obsoleti». La destinazione sarà solo residenziale, categoria però in cui rientrano «strutture ricettive non alberghiere» come «case vacanze, ostelli per la gioventù, foresterie, locande e bed & breakfast».
Non ha invece trovato clienti il Tiro a volo di Seriate. Il Demanio chiedeva 475 mila euro per una superficie di 55.378 metri quadrati. Si tratta di un grande prato su cui da sessant’anni sparano ai piattelli gli iscritti (e affittuari) dell’Associazione Tiro a volo Bergamo. L’area è dotata di una palazzina che fino al dicembre scorso ospitava un ristorante ed è in condizioni tali che, spiega il sindaco Cristian Vezzoli, «si farebbe prima ad abbatterla e ricostruirla», mentre il resto è immerso nei vincoli di Parco del Serio, superstrada, autostrada e aeroporto. Il Comune ha deciso che non valeva la pena rilevarlo, e a quanto pare non è stato l’unico a pensarla così.
I direttori del carcere Fin dai tempi della prigione di Sant’Agata nel palazzo c’è stato l’alloggio del dirigente