«Non si è capito quale sia il problema. Per i ragazzi è un disastro, molti rinunciano»
della zona che ci danno la disponibilità di qualche corsia per alcune ore. Stiamo addirittura tenendo calda l’acqua della vasca esterna della nostra sede per continuare gli allenamenti anche all’aperto — aggiunge il presidente della Comonuoto —, ma anche questo ovviamente si traduce in un costo importante».
La piscina di Muggiò è un punto di riferimento per le società sportive comasche: tra nuotatori, giocatori di pallanuoto e atleti del sincronizzato, sono circa 1.200 bambini e ragazzi costretti a vagare da una piscina all’altra per poter nuotare. A questi si aggiungono anche i piccoli di un’associazione che si occupa di persone diversamente abili che ha tra i suoi punti di forza le attività in piscina, ora sospese. Vasca chiusa significa anche l’impossibilità di disputare le gare, un problema grave soprattutto per le squadre di pallanuoto, costrette a usare come campo per le partite casalinghe gli impianti di Monza e Busto Arsizio. «Siamo costretti a rivolgerci a tutte le piscine della provincia di Como e di quelle limitrofe — spiega Bulgheroni —. Abbiamo ottenuto alcune disponibilità, ma naturalmente limitate per orari e spazi, senza dimenticare che le famiglie devono adattarsi a portare i ragazzi in piscine anche a parecchi chilometri di distanza. Non tutti sono disposti a farlo, molti stanno rinunciando ai corsi. I ragazzini dell’agonistica, che gareggiano a livello nazionale, sono costretti a nuotare all’alba,