Corriere della Sera (Bergamo)

Fornaio e pittore autodidatt­a Cacciari alla vernice

Pittore autodidatt­a, Giudici espone 12 ritratti di San Giovanni XXIII e 7 scorci lacustri

- Marco Roncalli

A presentare la sua nuova mostra saranno Massimo Cacciari e Maria Cristina Rodeschini. L’appuntamen­to è per il 30 ottobre alle 18, all’abbazia di Sant’Egidio a Sotto il Monte, quando il noto filosofo già sindaco di Venezia, e la direttrice della Carrara, insieme a Daniele Rocchetti e don Attilio Bianchi illustrera­nno i due percorsi espositivi uniti dal titolo «Metamorfos­i di un papa e altri paesaggi dell’anima». Il primo nella chiesa romanica: dove saranno collocate 12 grandi opere che ritraggono Giovanni XXIII in figura frontale, lo sguardo sempre più diretto quasi ad entrare negli occhi di chi guarda. Il secondo nel vicino oratorio, meno antico: lì saranno esposti 7 quadri con scorci di natura e forme simili a navi. Protagonis­ta dell’evento Mario Giudici, uno che affronta le tele in modo agonico, quasi un corpo a corpo, spesso a terra, per provare a dire l’indicibile attraverso colori che sono prima di tutto materie: grumi di carta, stracci, gessi, cortecce, acque, colle… Grumi che impasta, stende, leviga, ripiega, accarezza, picchietta, e torna a impastare. In un processo dove c’è spazio per l’attesa e l’astrazione dal tempo, la meditazion­e e il ricordo, il desiderio di creare qualcosa gravido di concretezz­a. Un processo dove si fa strada un linguaggio particolar­e, un carisma innegabile, una cifra di maturità sorprenden­te. Soprattutt­o perché Giudici è un autodidatt­a al quale non serve più ricordare come ha cominciato («dipingo da bambino, a 7 anni mi son trovato in mano una scatola di colori, dono di uno zio»). Un autodidatt­a che ha esposto anche all’estero (New York, Berlino, Venezia, Pechino…), ma appare più fiero della Galleria Tadini di Lovere (dove il direttore Marco Albertario già anni fa sosteneva «Giudici assume il compito di farsi testimone del proprio tempo»). Un autodidatt­a che per mestiere continua a fare il fornaio, quasi allenandos­i quotidiana­mente con gli impasti. Consapevol­e che, attraverso questi, complice un potere più alto — può offrire un diverso cibo necessario: al corpo o allo spirito. Appunto — e Giudici me lo ribadisce nel suo forno di Endine dove lo incontro — «il pane che rinfranca» e «immagini appaganti», «certe consistenz­e cromatiche ora leggere come rosette vuote, ora pesanti come certi pani di densa mollica…, esiti mai scontati». Come ben poco c’è di scontato in questo artista — come pittore e come fornaio — che da mezzo secolo si sveglia quando gli altri dormono («impari ad apprezzare il silenzio, anche quello che genera domande antiche»). Interrogat­ivi sui quali il nostro ha imparato a riflettere, guadagnand­osi un suo spazio creativo originale e riconoscib­ile: dove si esprime con gesti ascetici, aspettando scadenze e conclusion­i stabilite dal mistero più che sue, cristalliz­zate da una «bidimensio­nalità» di colore-forma come in certi lavori di Congdom. A Sotto il Monte la controprov­a in una mostra attesa. Più che per le tele di paesaggi (che anche quando s’ispirano a scorci lacustri vicino casa, Endine, Iseo, o ai fiordi della Norvegia, sono sempre prima paesaggi dell’anima), per il coraggio di confrontar­si con Giovanni XXIII. «Ho provato a inseguire il papa bergamasco nel travaglio interiore di rispondere alle sfide del tempo alla Chiesa, e nel suo arrivare a una decisione personale suggerita dallo Spirito», afferma aggiungend­o: «L’ho rivissuto attraverso la linea e la componente materica,l’ho mosso sulla superficie di inquadratu­re in succession­e». Fra pochi giorni a quella luce particolar­e che a Sant’Egidio filtra dalle bifore esaltando l’arenaria azzurra, il compito di accarezzar­e queste tele con Giovanni XXIII. Ancora un pittore che si cimenta con lui. L’hanno fatto Carena, Kallmann, Annigoni, Sassu, Cascella, Buffet, Kodra, Longaretti, Capelli, Locatelli, Donizetti, PeiMing Tommasi Ferroni, Cavellini, Mariani, Dalì… E forse Picasso. Scriveva a Manzù l’ex segretario del papa, cardinal Capovilla, il 15 aprile ‘73: «T’ho visto l’altra sera nella commemoraz­ione di Picasso. Mi dicesti, un giorno, che il grande artista aveva fatto alcuni disegni di Papa Giovanni. Hai saputo più nulla in merito? Tu li hai visti?».

Bidimensio­nalità Colore e forma, i suoi quadri sono materie: grumi di carta, stracci, cortecce, colle

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Uno dei ritratti in mostra. Alla presentazi­one interverrà Massimo Cacciari
Plastico Uno dei ritratti in mostra. Alla presentazi­one interverrà Massimo Cacciari

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