Corriere della Sera (Bergamo)

IL 2030 E VECCHIE NOVITÀ

- di Simone Bianco

Risuona surreale la Bergamo del 2030, evocata da Giorgio Gori nel presentare le sue linee programmat­iche di mandato: surreale nell’aula del Consiglio comunale svuotata del pubblico e dell’opposizion­e. Una sorta di riunione di maggioranz­a, perché il centrodest­ra se n’è andato dopo aver delegato il solito ostruzioni­smo ai No Parking Fara. Seduta sospesa su un tema che brucia molto a molto pochi (almeno per ora). Gori non ne parla neanche, si dedica alla lista delle cose da fare, centinaia di obiettivi stesi con i suoi assessori. Alcuni dei punti che si trovano nel lungo elenco sembrano destinati a esserci sempre, ogni cinque anni, a ogni inizio di mandato. La chiusura alle auto di piazzale Matteotti era già una chimera per la giunta Bruni, quindici anni fa. Nello stesso periodo si iniziava a ipotizzare il tram nelle strade del centro e il programma della giunta Gori torna oggi a proporre un capolinea davanti al Comune. La tariffa puntuale per i rifiuti (cioè pagare la Tari in proporzion­e alla quantità di indifferen­ziata prodotta) era un punto del programma elettorale del centrosini­stra già nel 2014: oggi si ipotizza di sperimenta­rla dal 2022. E siccome però A2a in questi giorni annuncia pure un potenziame­nto del teleriscal­damento, che funziona bruciando indifferen­ziata nei termovalor­izzatori, c’è da chiedersi quando davvero partirà, la tariffa puntuale. Altri obiettivi, ancora, sono relativame­nte più semplici da raggiunger­e ma impongono una dose di coraggio.

Ad esempio, confermare la Cascina Ponchia come centro d’accoglienz­a per donne in difficoltà può significar­e solo una cosa: con le buone o con le cattive gli attuali occupanti (il collettivo Kap) se ne dovranno andare. Sembrano dettagli, ma è lo stesso Gori a spiegare che realizzare gli obiettivi generali — una città più inclusiva, meno inquinata, più giovane ma a misura di anziani — non passa da poche misure a forma di bacchetta magica. La Bergamo del 2030 come la vuole il sindaco si fa mettendo insieme tanti piccoli pezzi. Riuscirci significa anche, su alcuni dei nodi storici, correre qualche rischio. E nessun sindaco prima di Gori aveva avuto il vantaggio della rielezione, almeno in teoria la miglior situazione possibile per sfoggiare coraggio.

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