Le fotografie raccontano la città nel Novecento
La macchina fotografica crea un ponte tra chi sta dietro l’obiettivo e chi di fronte a esso. Lo sguardo del fotografo rappresenta una possibilità di comprensione della realtà e chi osserverà il suo scatto lo farà da una prospettiva unica nella pluralità di punti di vista esistenti. È proprio dall’incontro tra singolare e plurale che è nata la mostra, curata da Jennifer Coffani, «Bergamo nel Novecento. Storie dall’archivio fotografico Sestini», in apertura oggi al museo delle Storie di Bergamo. Un racconto del territorio bergamasco nel secolo scorso declinato, però, in tredici diverse narrazioni, tanti sono i fondi che compongono l’archivio Sestini, di cui due, il fondo Studio fotografico Da Re e il fondo Pietro e Achille Gentili, ricevuti dal museo quest’anno. Donazioni importanti che, come afferma l’assessore alla Cultura di Bergamo Nadia Ghisalberti, «testimoniano la fiducia che il Museo ha raccolto nel tempo», e che si rafforzerà entro fine anno grazie all’acquisizione di tre nuove raccolte fotografiche.
Tredici sguardi, dunque, «tredici modi di abitare il ‘900 e restituircelo», dice la direttrice del museo Roberta Frigeni, che spiega: «L’archivio Sestini è composto da oltre un milione di immagini. Per questo è stata fondamentale la selezione. Da ogni fondo è stata scelta una storia particolare, in modo da creare un percorso formato non da tappe in ordine cronologico, ma da coincidenze tra una storia e l’altra, da avvenimenti che, intrecciati insieme, non sono più solo ricordi personali, ma rappresentano una memoria collettiva». Introduce ogni tappa narrativa la citazione di un personaggio illustre, tra fotografi, scrittori e sportivi, mentre ad arricchire il percorso vi sono alcune teche contenenti pezzi originali dell’archivio Sestini di epoca precedente al ‘900. Si passa così dall’impresa di Enrico Tiraboschi, che attraversò la Manica a nuoto in 17 ore nel 1923, custodita nella raccolta Domenico Lucchetti, alle «macchine di sapone» immortalate nella loro rapida discesa lungo le mura venete da Fausto Asperti nel 1959, dalla Valle Brembana descritta con sensibilità e poesia da Eugenio Goglio alle vicende dello Stadio Brumana, inaugurato nel 1928 e raccontato dalle fotografie di Pietro e Achille Gentili, passando attraverso tante altre vicende e scene che mostrano i cambiamenti vissuti dal territorio e dalla società bergamaschi in cento anni. La mostra, allestita nell’antica chiesa del Convento di San Francesco, da quest’anno spazio espositivo del Museo della fotografia Sestini, resterà aperta fino al 9 febbraio 2020. In programma domenica e il primo dicembre alle 16 due visite guidate a prezzo speciale.