Tredici Pietro, il Morandi del rap
«È vero, ho avuto visibilità Ma poi spacchi solo se il tuo pezzo funziona»
«Figlio d’arte? Non più di tanto. Mio padre canta, io rappo». Se di cognome fai Morandi e tuo padre si chiama Gianni, il destino sembra segnato. Invece, Pietro Morandi, figlio dell’eterno ragazzo della canzone italiana e della sua seconda moglie, Anna Dan, il suo destino se l’è scelto da solo, con il nome d’arte Tredici Pietro, «uno pseudonimo — spiega — che deriva dalla mia “ballotta”, la cerchia stretta di amici, o meglio, la “crew”, di San Lazzaro di Savena, nell’hinterland di Bologna». Classe 1997, occhialini rotondi da nerd, il giovane rapper ha debuttato con «Pizza e Fichi», brano che ha superato 4milioni di visualizzazioni su YouTube. «Nel mondo dell’hip hop non basta avere un cognome importante - dice —. Spacchi solo se funziona il tuo pezzo. Io ho cercato di muovermi sempre con le mie forze. Essere figlio di una celebrità è un’arma a doppio taglio. Può essere un peso psicologico e un motivo di pregiudizio artistico, però può essere anche un vantaggio perché hai una visibilità che altri non hanno. Ho sempre cercato di cavarmela da solo, facendo anche il porta pizze e il cameriere a Londra, città che mi ha dato gli stimoli giusti».
I suoi nuovi pezzi, realizzati con la produzione di Mr.Monkey, si chiamano, «Biassanot», «Leggenda», «Farabutto», «Non ci fotti», «Tredici», «Tu non sei con noi, bro», e «Assurdo», il brano che dà il titolo al primo ep e al tour che approda stasera al Gate (via Valtellina 21, ore 22; ing. 18 euro). «Ho scelto l’hip hop per una questione di linguaggio — spiega Tredici —. Per me rappare è una terapia, un modo per parlare alla gente,“mettere la testa fuori dal buco”, citando l’uomo della caverna di Platone. Le mie rime arrivano da un flusso di coscienza». Il sound è difficile da inquadrare, tra sonorità trap, elettroniche e melodie vocali. «Le mie influenze arrivano dalla golden age della west coast californiana. Su tutti Dr. Dre e Snoop Dogg».