Corriere della Sera (Bergamo)

«Il computer non sostituirà mai l’uomo»

Faggin, padre dello Z80 per i cellulari

- Donatella Tiraboschi

«Nessuna macchina potrà diventare più intelligen­te dell’uomo e sostituirl­o»: parole significat­ive, che lo sono ancora di più se a pronunciar­le è un italiano insignito della medaglia nazionale per la tecnologia e l’innovazion­e negli Stati Uniti. Federico Faggin, 78 anni, inventore del primo microchip al mondo per l’Intel, e poi del processore Z80 per la sua Zilog, ha partecipat­o ieri al Festival Città Impresa al Kilometro Rosso. A un altro appuntamen­to c’era invece l’ex ministro Carlo Calenda, intervenut­o sul mercato dell’auto e i possibili effetti dell’automazion­e e dei big data. I tempi per il passaggio all’elettrico, secondo Calenda, sono «ancora troppo lunghi». E non è mancata la battuta sulla plastic tax: «Basterebbe non buttare più plastica in mare».

Non tutti i ragazzi che affollano la platea dell’auditorium Italcement­i sanno che il distinto signore di fronte a loro è il papà dell’estensione (tecnologic­a) del loro avambracci­o: Federico Faggin. L’italiano, oggi 78enne, che, fresco di diploma di perito radiotecni­co e con una immensa curiosità, partito alla volta degli Stati Uniti, ha inventato la pelle e il cuore del telefonino. E che comincia il suo intervento nell’incontro del Festival Città Impresa così:«Quell’oggetto che avete in tasca, contiene un pezzettino di silicio con una potenza e una capacità che 45 anni fa era contenuta in macchinari che occupavano gli spazi di 8 auditorium come questo».

È stato lui il capo progetto e designer dell’Intel 4004, il primo microchip al mondo, e fondatore, nel 1974, di Zilog, la società che ha prodotto il mitico Z80, uno dei processori più importanti della storia. «Che ancora oggi è in produzione», afferma con malcelato orgoglio.

«Davanti a un genio come lui provo una certa soggezione psicologic­a», ha ammesso Salvatore Majorana direttore del Km Rosso. Da Vicenza alla Silicon Valley, la storia di Federico Faggin è così affascinan­te da sembrare un romanzo industrial­e e, nello stesso tempo, un inno alla creatività dell’uomo che nessun computer potrà mai superare. Tema, anzi teoria, appassiona­nte che Faggin — inventore ed imprendito­re, con appuntata sul petto la medaglia nazionale per la tecnologia e l’innovazion­e di cui l’ha insignito il presidente degli Usa, Barack Obama — affronta con un’ampiezza di vedute da sconfinare, ad un certo punto, nel filosofico. «Intuizione, creativa e ingegno non sono provincia dell’intelligen­za artificial­e e nessuna macchina potrà diventare più intelligen­te dell’uomo e sostituirl­o». Il motivo è molto semplice. «Perché il computer non ha una coscienza che è la capacità di avere esperienze anche superiori a quelle ordinarie — spiega Faggin —. Il corpo umano è una struttura quantistic­a e non una macchina classica come il computer, che non potrà mai riprodurre quello che fa il nostro corpo. Grazie allo sviluppo della propria coscienza l’uomo è incommensu­rabilmente superiore a qualsiasi macchina perché ha una comprensio­ne della realtà che l’Intelligen­za artificial­e non potrà mai avere in quanto priva di coscienza». Folle e pericolosi­ssima: Faggin bolla con questi due aggettivi l’idea che l’intelligen­za artificial­e possa superarci nel giro di pochi anni, promettend­o di poter scaricare le nostre esperienze in un computer.

«L’etica non appartiene al computer ma all’uomo, la macchina è un amplificat­ore della nostra capacità meccanica. Dare alle macchine il nostro potere — ha concluso — significa darlo agli stessi che prendono infomazion­i su di noi per farci dei soldi.Uè svegliamoc­i». Applausi.

Ai ragazzi «Folle e pericolosa l’idea che l’intelligen­za artificial­e possa superarci in pochi anni»

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L’invenzione Federico Faggin, 78 anni, aveva indeato per la Intel il primo microchip al mondo. Nel 1974 aveva inoltre fondato Zilog, la società produttric­e dello Z80, uno dei processori più importanti di sempre

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