«La politica non ci lasci da soli»
Macerie e fango a Piazza Brembana dopo il crollo della strada avvenuto lunedì sera. A sorreggerla, un muro di contenimento alto otto metri, con la porzione più bassa vecchia cento anni e quella più alta in cemento armato degli anni Settanta. È stata quella, su cui erano in corso dei lavori, a sbilanciarsi e crollare. «La politica si è rivelata solidale — commenta il sindaco Stefano Ambrosioni, che farà eseguire indagini per capire se si è trattato di un dissesto isolato o se ci sono movimenti che potrebbero causare altri problemi —, vorrei che questa attenzione non venisse meno. Vediamo di trovare i fondi per ricostruire». L’assessore regionale alla protezione civile Pietro Foroni ha già fatto sapere di «valutare la possibilità di finanziare un intervento urgente».
Le cause
Dubbi sul cemento armato di 40 anni fa Il primo cittadino esclude la pioggia
Restano macerie e fango. Dal tratto crollato di via Locatelli, dove ha passato l’intera nottata, Stefano Ambrosioni, il sindaco di Piazza Brembana, parla alle istituzioni: «La politica si è rivelata solidale, vorrei che questa attenzione non venisse meno. Vediamo di trovare i fondi per ricostruire». Una prima risposta arriva dall’assessore regionale alla protezione civile, Pietro Foroni: «Stiamo valutando la possibilità di finanziare un intervento urgente» commenta.
Alle 21 di lunedì un boato e il crollo. «Un minuto dopo mi è arrivata una telefonata — racconta il primo cittadino —. I vigili del fuoco e le unità cinofile hanno iniziato a lavorare per scongiurare vi fossero persone coinvolte. Sono state ore di paura». Per fortuna nessun ferito o disperso, «era la prima cosa da accertare, adesso però è necessario pensare alla ricostruzione: via Locatelli è fondamentale».
I massi più grandi sono già stati tolti e l’intera via è chiusa al traffico, monca della cinquantina di metri crollati all’altezza dell’attraversamento pedonale sul sottostante parcheggio, verso la sede della Protezione civile e la stradina secondaria che si collega con via Tiro a Segno.
«Ho firmato un’ordinanza per modificare la viabilità — spiega il sindaco —. Ma il disagio c’è: per aggirare via Locatelli si arriva a percorrere un chilometro in auto, mentre i pedoni possono ricorrere alle mulattiere».
La strada crollata si reggeva sopra un muro di conteniindagini mento alto otto metri. «La porzione più bassa ha circa cento anni — spiega Ambrosioni —. Una quarantina d’anni fa gli era stato sovrapposto un manufatto in cemento armato per sostenere l’ampliamento della strada. Credo sia quello che si è sbilanciato». In pochi istanti la carreggiata e il marciapiede con altri detriti sono franati verso la sede della protezione civile che è stata sfollata.
«Erano in corso dei lavori di ristrutturazione, lunedì sera non c’era nessuno all’interno — spiega Jonathan Lobati, presidente della Comunità montana e sindaco di Lenna —. Nei prossimi giorni, in base alle stime dei tempi di sistemazione, valuteremo o meno una collocazione alternativa, ma di quella struttura non possiamo fare a meno».
Nella giornata di ieri, con i tecnici comunali, sono intervenuti anche quelli dell’ufficio territoriale della Regione per il sopralluogo. «Aspetto la relazione per esprimermi sulle cause della frana. Qualcuno dà la colpa alla pioggia. se fosse così ogni volta dovrebbe crollare un pezzo di paese», aggiunge Ambrosioni. Il sindaco è deciso a chiedere il parere di un geologo e avviare specifiche che stabiliscano la natura dell’evento. «Dobbiamo capire se si tratta di un dissesto isolato o se ci sono movimenti che potrebbero portare alla stessa evoluzione in altri punti. Voglio garanzie su staticità e sicurezza».
Il consigliere regionale della Lega, Alex Galizzi, era sul posto lunedì notte: «Si deve lavorare insieme per risolvere la situazione — commenta —. Se il crollo fosse avvenuto in mattinata, su quel marciapiede e sulla strada sottostante ci sarebbero stati molti studenti e cittadini oltre al passaggio di autobus che servono Piazza Brembana e tutta l’Alta Valle».