Gli ultrà ribadiscono: «Mai scesi dai pullman, è salita la polizia»
Prosegue il silenzio degli avvocati che assistono gli ultrà atalantini: sia quelli denunciati dalla Digos di Firenze per porto di oggetti atti a offendere e travisamento, sia quelli che continuano a ritenere, invece, di aver subito un’ingiusta aggressione da parte della polizia. I fatti sono quelli della notte tra il 27 e il 28 febbraio, dopo la partita di Coppa Italia tra Atalanta e Fiorentina. La Digos toscana ha reso noto lunedì di aver denunciato 28 tifosi che sono stati identificati grazie alle telecamere del Mandela Forum, palazzetto dello sport vicino allo stadio Franchi: gli ultrà bergamaschi, subito dopo la partita, avevano sfondato il cancello del palazzetto anche urlando frasi censurabili riferite evidentemente alla ricerca di tifosi avversari con cui scontrarsi. Non c’erano però stati scontri di nessun tipo e poco dopo i pullman dei tifosi ospiti erano partiti verso l’autostrada A1. Dove qualcosa è successo a poco meno di un chilometro dal casello, sul viadotto Varlungo, ma non è ancora ben chiaro cosa ( foto). Dopo la notizia delle denunce gli ultrà hanno avuto modo di confrontarsi di nuovo con i loro avvocati, Federico Riva, Marco Saita e Giovanni Adami. Tutti hanno ribadito che nessuno, quella sera, ha imposto all’autista del primo pullman di fermarsi per andare in cerca di scontri, anche se la polizia fa notare che dall’altro lato della carreggiata (quattro corsie in tutto) c’era un gruppo di supporter viola da McDonald’s. Tutti i bergamaschi ripetono: «Non siamo scesi da quei pullman, è la polizia che è salita a prenderci».