Corriere della Sera (Bergamo)

Buon Natale con i King’s Singers

«I pezzi della tradizione sono rivestiti di nuovi ritmi, colori e armonie jazz» Il celebre gruppo a cappella ospite dell’orchestra Verdi

- Enrico Parola

Luccica il Natale, stasera in Auditorium. Confeziona­ndo uno splendida sorpresa (nelle ultime stagioni in questi giorni era in programma il Messiah di Händel), la Verdi regala un concerto straordina­rio con il più famoso, celebrato e probabilme­nte talentuoso gruppo a cappella del mondo, i King’s Singers. Le strepitose voci inglesi, che nel 2018 hanno festeggiat­o il loro primo mezzo secolo di attività, si uniscono all’orchestra per rivisitare una ventina tra carole e melodie natalizie. «La prima impresa è stata decidere quali affrontare, quelle belle sono così tante che non sono finora bastati i dischi e concerti a tema per affrontarl­e tutte», sorride Jonathan Howard, basso di un gruppo che in questi decenni ha inevitabil­mente cambiato gli elementi senza però perdere mai la qualità e l’identità del suo suono. «Già la selezione impone ogni volta un lungo confronto, anche perché non si tratta solo di quale titolo, ma di come proporlo: tradiziona­le e classicheg­giante, con più swing e jazz? In questo influiscon­o anche gli arrangiato­ri: alcune sono curate da ex membri dei King’s come Bob e Philil (Chilcott e Lawson, ndr), che conoscono alla perfezione cosa le nostre voci sanno fare, oppure da vecchi amici come Arnd (Alexander L’Estrange, ndr); io ho un rapporto particolar­e con lui perché fu lui a darmi il primo assolo in un coro, quando avevo otto anni. Oltre a curare degli arrangiame­nti, ha anche composto sei nuovi brani natalizi dallo spirito jazz in cui sentiamo gli echi di Sinatra,

Fitzgerald e Cole».

Se Chilcott ha rivisitato canti della tradizione come «I wonder as I wander», «Ding! Dong! Merrily on high» e «The Wexford Carol», Lawson risale nei secoli e nei gusti con «Veni veni Emmanuel» e «Maria durchein Dornwaldgi­ng», mentre nella versione di L’Estrange si potrà ascoltare «In the bleak midwinter» e «Santa Claus is coming to town». «Credo si possa trovare un fil rouge tra queste rivisitazi­oni: celebrano il passato guardando al futuro. C’è tutta la tradizione in cui noi per primi siamo cresciuti; ma le melodie sono rivestite di armonie jazz, di nuovi colori e nuovi ritmi, facendoci capire che è musica viva e attuale, non un retaggio nostalgico del passato». Non è un problema infine essere circondati da un’orchestra: «A differenza di tanti altri gruppi di sole voci noi non ci facciamo mai amplificar­e nelle sale: questo ci ha permesso di curare sfumature e particolar­i, e vuol dire che ci sappiamo far sentire».

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Stile inglese Il sestetto vocale dei King’s Singers nell’attuale formazione

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