Dona ai dipendenti il 49% delle quote
Festa con sorpresa alla Simmy di Romano: il titolare premia i sei più meritevoli
L’annuncio l’ha fatto nel giorno di Santa Lucia, durante la festa aziendale. Giorgio Bona, 70 anni, titolare della Simmy di Romano, azienda specializzata nel confezionamento di abiti, ha donato il 49% delle azioni della sua società ai sei dipendenti più meritevoli. «Non ho figli — dice l’imprenditore — e credo che non ci sia niente di più bello che dare continuità all’azienda. Sono persone capaci».
Nel giorno di Santa Lucia dona metà delle azioni della società ai dipendenti. Un gesto d’affetto, ma soprattutto di stima per i suoi collaboratori quello di Giorgio Bona, 70 anni, titolare della Simmy di Romano, azienda specializzata nel confezionamento di abiti per le più rinomate maison di moda. Un’impresa che è un piccolo gioiello e chiude il 2019 con un fatturato di 8,7 milioni, 52 assunti e oltre 61 mila capi prodotti. «Quest’azienda — spiega Bona — è la mia famiglia e quel gesto è il primo passo di un passaggio di testimone alla nuova generazione che deve portarla avanti e continuare a farla crescere. Per questo ho deciso di associare i sei dipendenti che ritengo più meritevoli».
Un passaggio del testimone fatto sull’esempio del padre Plinio che, mezzo secolo prima, fece lo stesso con l’imprenditore oggi 70enne. «Sono
❞ Non ho figli e credo che non ci sia niente di più bello che dare continuità all’azienda Giorgio Bona Titolare della Simmy
originario di Biella — racconta —. I Bona hanno sempre avuto un animo imprenditoriale e allora avevamo un maglificio. Era il 1970 e mio papà aveva 58 anni quando ha deciso di creare la Simmy scegliendo di aprirla a Romano perché ai tempi era una zona depressa e comportava dei vantaggi fiscali. Io non sapevo quasi dove fosse Romano. Pensavo ad altro, di anni ne avevo 20 e a Biella c’erano tutti i miei amici e gli affetti. Pensavo all’Italia che doveva giocare con la Germania ai Mondiali, avrebbe vinto 4-3. L’anno prima mi ero diplomato in ragioniera ed ero appena tornato da Londra dopo 12 mesi spesi a imparare l’inglese. In teoria sarei dovuto partire per un altro anno in Germania per imparare il tedesco, ma non me la sentivo. Fu allora che mio padre mi responsabilizzò donandomi il 49% della nuova azienda».
Per Bona l’arrivo nella Bassa fu un’esperienza più strana che andare all’estero. «Erano tutte brave persone — racconta —, ma parlavano un dialetto incomprensibile e d’inverno c’era la nebbia, mentre d’estate faceva un caldo insopportabile. In azienda c’erano quattro macchinari e poco più. Ci misi anima e corpo imparando dalle basi, dal taglio del tessuto fino al confezionamento. Subito compresi che dovevo puntare in alto, sulla qualità degli abiti e delle persone. Una scelta che ci ha sempre premiato».
Una strada lunga che ha visto la Simmy crescere e affermarsi come partner di mostri sacri della moda. «Facciamo la prima linea collection per Ralph Lauren — racconta Bona —, per Kearing produciamo Balenciaga mentre per Louis Vuitton facciamo Fendi». Simmy è cresciuta e oggi è in grado con il suo personale di assistere lo stilista, e partendo dai suoi bozzetti di trasformarli in capi finiti. «L’intero processo dipende dalla capacità dei dipendenti — racconta l’imprenditore —. La manualità ha ancora un ruolo fondamentale. Sentendo gli anni che vanno avanti ho deciso di osservare se i ragazzi che avevo preso con me meritavano piena fiducia». Così Bona ha monitorato per cinque anni i responsabili delle varie divisioni della Simmy e lo scorso 13 dicembre, quando era fissata la festa per il 50esimo della società, li ha chiamati sul palco annunciando che avrebbe donato loro il 49% delle quote. «Ho già detto loro — conclude l’imprenditore — che con il
L’impresa È specializzata nel confezionamento di abiti per maison di alta moda
tempo avranno anche il resto delle azioni. Non ho figli e credo che non ci sia niente di più bello che dare continuità all’azienda. Sono persone capaci e alla guida degli altri dipendenti sapranno affrontare le sfide del futuro».