La procura antidoping: «Caironi ferma un anno»
La richiesta della Procura, che però riconosce l’uso terapeutico della crema
Martina Caironi è stata deferita dalla Procura antidoping che chiede un anno di sospensione per aver curato l’ulcera al moncone della gamba sinistra amputata con una crema cicatrizzante.a
Nessuna archiviazione, continua il calvario di Martina Caironi nel tentativo di dimostrare la sua totale buona fede. La velocista bergamasca, 30 anni compiuti a settembre, è stata deferita dalla Procura antidoping che chiede un anno di sospensione per aver curato l’ulcera al moncone della gamba sinistra amputata con la crema cicatrizzante
Il legale dell’atleta «Martina ha avuto solo la necessità di curarsi, si è fidata delle indicazioni ricevute»
Trofodermin (contenente il Clostebol, uno steroide anabolizzante).
Pur riconoscendo la non intenzionalità dell’atleta, e quindi sancendo di fatto che si tratta di un errore e non di un doping voluto, l’accusa ritiene che debba essere punita ugualmente (la pena massima per utilizzo di steroidi è di quattro anni). A questo punto la palla passa al Tribunale nazionale antidoping che dovrà fissare un’udienza nella quale discutere il caso. Giovanni Fontana, il legale di Martina, ha già depositato una documentazione difensiva che verrà aggiornata con ulteriori elementi, tra cui alcune memorie per chiarire la posizione dell’atleta.
«Ci conforta il fatto che la Procura antidoping ha riconosciuto l’uso terapeutico del medicinale e non a fini doping — commenta l’avvocato —. Questo è già un grande passo in avanti nel dimostrare la correttezza di Martina. Possiamo quindi dire che non si tratta di un caso di doping ma di un errore formale. Ora abbiamo questa richiesta di un anno di sospensione, che però ritengo comunque enorme rispetto ad un’atleta che ha avuto solo la necessità di curarsi e si è fidata delle indicazioni datele da chi era preposto a questo compito. Indicazioni che poi combaciavano con quanto è scritto nel foglietto illustrativo del Trofodermin ovvero che l’utilizzo terapeutico del medicinale non è doping».
L’obiettivo è quello di ridurre i mesi dello stop in modo da non dover saltare dopo i Mondiali anche le Paralimpiadi di Tokyo, che sono in programma dal 25 agosto al 6 settembre 2020. La squalifica, se confermata, invece andrebbe ad esaurirsi a metà ottobre 2020, un anno dopo il controllo antidoping a sorpresa eseguito a Bologna.