Pregiudicato Maxi confisca agli eredi
Ai figli e alla convivente di Antonio Monaco, verifiche della Dia
Antonio Monaco, calabrese con casa a Ponteranica, è morto a 74 anni nel 2017. Stava espiando ai domiciliari una condanna. Altre ne aveva alle spalle. Ora la Divisione investigativa antimafia di Brescia ha fatto confiscare dieci immobili ai suoi eredi. Valgono in tutto un milione, 400 mila solo la villa di famiglia a Ponteranica, intestata alla compagna come due appartamenti a Trescore e uno a Bergamo. Un altro, sempre in città, è della figlia. Il punto di partenza del decreto di confisca sono la pericolosità sociale di Monaco, legata a condanne accumulate dal 1976 al 2013, e la sproporzione tra il reddito dichiarato e il patrimonio.
Antonio Monaco, calabrese di Cosenza con casa a Ponteranica, è scomparso a maggio 2017. Aveva 74 anni e una serie di condanne. Espiate, per lo più. Dal 2012, ai domiciliari e non in carcere per motivi di salute. Di quel «curriculum» ora rispondono i suoi familiari. Non dal punto di vista penale, perché su quel fronte le colpe dei padri non ricadono sui figli, ma patrimoniale.
A due anni e mezzo dalla morte di Monaco, la convivente, la figlia e il figlio si sono visti eseguire un decreto di confisca di dieci immobili dalla Divisione investigativa antimafia di Brescia. La villetta di famiglia, a Ponteranica, due appartamenti a Trescore e un altro a Bergamo intestati alla convivente, e un altro ancora in città, della figlia. Secondo i calcoli della Dia, valgono un milione, solo la casa di Ponteranica 400 mila.
Il punto di partenza del decreto di confisca, chiesto dal sostituto procuratore della Dda Paolo Savio e firmato dal presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Brescia, Giovanni Pagliuca, sono la pericolosità sociale di Monaco e la sproporzione tra il reddito dichiacasa rato e il patrimonio. La prima, secondo la ricostruzione della Dia, è motivata dall’elevato numero di condanne riportate fin dagli anni ‘70. A iniziare dal 1976 per finire nel 2013, per ricettazione. Altre riguardano assegni a vuoto emessi in gioventù, insolvenza fraudolenta, truffa e bancarotta fraudolenta legata all’acquisto di società che gestivano negozi. Monaco era stato lambito dall’inchiesta del pm Gianluigi Dettori, del 2017, sul mondo ultrà e la droga perché uno degli indagati era passato da sua. Condanne per faccende di mafia non ne aveva avute. Nel 2005 venne sottoposto a misura cautelare, a Cetraro, Cosenza, ma poi rimesso in libertà dal Riesame e assolto. Per i suoi precedenti, soprattutto per reati tributari, era un personaggio interessante anche per la Distrettuale. Ma i guai con la giustizia sono una delle due condizioni del provvedimento. L’altra riguarda il patrimonio ritenuto ingiustificato. La Dia ha calcolato una sproporzione di 400.000 euro tra i beni e i redditi. Da qui il sospetto che gli immobili fossero stati acquistati con denaro derivato dalle attività illecite, anche fatto finire all’estero e poi riportato in Italia.
Che cosa c’entrano la sua convivente per trent’anni, il figlio e la figlia di Monaco? Il codice antimafia prevede che, entro cinque anni dalla morte del diretto interessato, a certe condizioni la confisca possa essere estesa agli eredi. Il requisito principale perché scatti è la sproporzione tra i loro redditi e gli immobili di cui sono intestati. Se con il loro lavoro non possono giustificare la casa che hanno intestata, sorge il dubbio che sia stata acquistata con i soldi del padre o del compagno. La richiesta di confisca alla sezione misure di prevenzione si è basata, tra l’altro, sulla documentazione che attesta gli acquisti degli immobili da parte dei figli appena maggiorenni. Questo, secondo gli inquirenti, con provviste dalle attività illecite del padre non giustificate dai redditi. Il decreto è scattato a seguito del contraddittorio con la difesa: deduzioni e controdeduzioni. È il primo grado, probabilmente proseguirà con l’avvocato Giorgio Pisani, di Castrovillari, Cosenza: «Nel massimo rispetto delle parti, i provvedimenti si possono appellare».
Gli immobili Secondo gli investigatori, il valore è sproporzionato rispetto ai redditi
❞ Nel massimo rispetto delle parti, i decreti si possono impugnare, e noi faremo appello Giorgio Pisani Avvocato degli eredi