Sogni e obiettivi del 2020 atalantino
Atalanta, il 2019 del tifoso e la speranza per l’anno prossimo: continuare a stare sulla giostra
La speranza, per i tifosi atalantini, è continuare a stare sulla giostra nerazzurra, costruendo gli obiettivi giorno per giorno con il puro gusto di cercare di fare meglio della volta precedente.
Il 29 dicembre 2018 mi svegliai nel buio della notte di Lake Havasu City, Arizona, per attaccarmi a internet e vedere Sassuolo-Atalanta. Finì malissimo. Non parlo del risultato, ovvio, quel 6-2 ce lo ricordiamo tutti. È che il wifi del posto dove stavo era un disastro e finii per «vedere» la partita fuori dalla mia stanza, gelando dentro l’auto — dove speravo di trovare una connessione migliore — e su un simulatore tipo videogame dove Gomez e Ilicic erano palline che si muovevano come nei vecchi Space Invaders. Nondimeno, quando l’alba del West sorse su questo surreale scenario, ero un uomo felice e pieno di speranza per il mio futuro di tifoso.
Ma né io né nessun altro, ci posso giurare, si poteva immaginare quello che sarebbe successo. In quel momento ci trovavamo in ottava posizione, undici punti dietro l’Inter (terza), fuori dall’Europa League, alle spalle di Lazio, Milan, Roma, Sampdoria e con il fiato sul collo di Torino e Fiorentina. Chi mai avrebbe potuto prevedere l’avvenire reale? Non solo: chi mai avrebbe potuto sognarlo? Già, perché i sogni sono tali solo in base al loro rapporto con la realtà concreta. Sono proiezione di desideri sopra i fatti. E nessun fatto, quel 29 dicembre, avrebbe mai autorizzato a concepire il sogno della Champions League e di tutto quello che è venuto dopo e che sta ancora avvenendo.
E allora eccoci di fronte a un altro dei meravigliosi paradossi di questa pazzesca stagione atalantina. Nell’era Gasperini i nostri sogni non hanno limiti perché non hanno obiettivi. Abbiamo cominciato pensando a una ragionevole salvezza e finimmo quarti. Esordimmo in Europa League per fare almeno bella figura e vincemmo il girone.
Partimmo per fare sfracelli in Europa League ma ci buttarono fuori subito — però finimmo terzi in campionato e quasi vincemmo la Coppa Italia (peraltro, fratelli tifosi, cosa avremmo preferito domenica scorsa: starcene a Riad a giocare la Supercoppa, o goderci la manita ai danni del Milan?). Certo, abbiamo ancora obiettivi «minimi» («la salvezza», come dice il presidente Percassi…); ma tutto il resto è una specie di fantastica giostra in cui gli obiettivi si costruiscono giorno per giorno, a seconda delle condizioni, perché talvolta anche le coincidenze ci hanno offerto possibilità insperate: basta pensare a come è venuta fuori la qualificazione in Champions. Il bello dell’essere atalantini oggi è che non dobbiamo dimostrare niente se non giocarcela ogni giorno su ogni campo per il puro gusto di fare meglio della volta prima. E poi guardarsi intorno e vedere come si è messa. Una leggerezza di atteggiamento che non prescinde però da un feroce impegno e dal senso del lavoro: o, come ama dire il tifoso, dalla maglia sempre sudata.
Torna in mente quel vecchio e sfortunato slogan della campagna per Bergamo Capitale Europea della Cultura di cinque anni fa, vi ricordate? I Bergamaschi come «Dreamers and Makers» – sognatori e costruttori. Là si volava nell’empireo dell’arte e della cultura ed è finita male. Lo stesso spirito applicato al calcio ci sta oggi regalando un momento forse ancora più straordinario. Perciò è inutile fare piani o porre obiettivi per il 2020. Godiamocela comunque vada.
Essere nerazzurri Gli obiettivi si costruiscono giorno dopo giorno, a seconda delle condizioni