Corriere della Sera (Bergamo)

Insegue donna Va in carcere

Somalo arrestato al parco di Loreto la sera di Natale. La difesa: perizia psichiatri­ca

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Senza documenti, senza tetto, senza famiglia. Un somalo di 32 anni è finito in carcere per resistenza ai carabinier­i e minacce aggravate a una donna. A preoccupar­e, soprattutt­o, la sua potenziale pericolosi­tà. Nel parco di Loreto, di punto in bianco ha inseguito la donna a passeggio con il cane agitando un bastone. L’avvocato ha chiesto una perizia.

Tè, ma senza limone. E riso, tanto. «Ho fame, ho fame», ha continuato a ripetere Mohamed Abdi Madal, somano di 32 anni, senza documenti, senza casa, senza famiglia, ieri senza quasi sapere dove si trovasse. Al giudice Laura Garufi non voleva dire il suo nome. Al processo per direttissi­ma, per resistenza ai carabinier­i e minacce aggravate a una donna, non è stato facile comunicare con lui. Nemmeno per il suo avvocato d’ufficio Carlo Cofini.

L’arrestato parla solo il somalo, è stato necessario rintraccia­re un’interprete madrelingu­a. Soprattutt­o, c’è il sospetto che il 32enne abbia disturbi psichici. Il suo difensore ha chiesto una perizia, il giudice la disporrà all’udienza del 23 gennaio. Intanto, il somalo è stato messo in carcere (l’ha chiesto il pm, in alternativ­a la misura di sicurezza in comunità, riformulan­do una prima richiesta di divieto di dimora a Bergamo e provincia). Questo, nonostante l’imputato abbia solo un precedente di polizia per tentato furto. Non ha ferito, ma il rischio c’è stato.

Lo sa bene una signora che abita in piazza Risorgimen­to, Loreto, e alle 20.20 della sera di Natale ha portato il cane al parco. Ha incrociato l’uomo, che stava mangiando su una panchina. Compiuto qualche passo, la signora ha sentito alle spalle il rumore di un pezzo di legno spezzato. Si è voltata e ha visto il trentaduen­ne che la inseguiva, agitando il bastone, un supporto per le piante lungo 80 centimetri. Lei si è messa ad urlare, i vicini anche, alcuni condomini sono scesi, altri hanno chiamato i carabinier­i. Sono servite due pattuglie del Radiomobil­e per prenderlo di peso. Non voleva alzarsi da terra, poi si è messo a scalciare e dimenarsi. Accanto, aveva ancora il bastone. Da quel poco che ha comunicato, è in Italia da tre anni. Il primo Afis (il sistema di identifica­zione tramite impronte) è di un anno fa. Di tutto quello che è successo la sera di Natale, dice, non ricorda nulla.

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Via Gleno L’immigrato, arrestato per resistenza ai carabinier­i, è finito in cella in attesa di perizia

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