Eugenio Bennato in piazza Matteotti «Bergamo città aperta»
Una grande festa di musica che unisce i popoli al ritmo della taranta. La accenderà Eugenio Bennato martedì, alle 22.15, per il Capodanno in piazza Matteotti a Bergamo, sul palco allestito davanti alla ruota. La serata inizierà mezzora prima con Rino Ceronte e le Non solo miss che saranno impegnati nello spettacolo comico «Intervista doppia».
«Questo concerto mi carica di responsabilità, soprattutto per la temperatura rigida, ma la voglia dei bergamaschi di allegria e ascoltare una musica diversa, alternativa, popolare, è tanta», anticipa il cantautore napoletano. Fondatore del Taranta power, alla fine degli anni ’90, l’artista promuove la danza etnica del Sud Italia nella world music, attraverso attività musicali, cinematografiche e teatrali. Il primo dicembre del 2018 ha festeggiato i vent’anni del suo movimento con una rassegna in piazza del Plebiscito, nella sua Napoli. E, lo scorso maggio, ha partecipato allo «Spirito del pianeta», il festival dedicato alle minoranze del pianeta, attirando oltre diecimila spettatori. «È un segnale forte di presa di coscienza di un’umanità che conta poco, l’avermi chiamato sia a Chiuduno, sia per la notte di San Silvestro in città, dimostra che Bergamo ha la volontà di aprirsi», afferma Bennato, che sarà accompagnato dall’ensemble vocale Voci del Sud e dalle percussioni.
L’interesse verso la musica etnica è provato anche dall’esistenza di tante scuole di musica negli Usa, come a Parigi e Milano, dove accanto alla taranta si insegnano flamenco e fado. «Non siamo più i carbonari, ci contrapponiamo ai talent show e all’omologazione — dice il cantante —. L’esigenza delle nuove generazioni è la ricerca di un’identità nella globalizzazione del rap caratterizzata degli stessi gesti, mosse e dallo stesso berretto all’indietro da vent’anni. Migliaia di giovani vengono a sentirmi cercando l’affermazione della propria cultura etnica, ogni appartenenza rivendica le sue fiabe e i suoi dialetti». Ma la festa non sarà solo il ritmo. Gli argomenti delle canzoni saranno la migrazione, il brigantaggio e il Mediterraneo. «La mia ballata “Brigante se more”, scritta nel 1979 con Carlo d’Angiò, è un inno al Sud, come Val di Susa dove sono stato l’anno scorso, la canta quella parte di popolo che non ci sta, è un canto antagonista, le stesse note hanno accolto Salvini nel comizio a Soverato».
Qual è il suo augurio per il 2020? «Che l’Italia affronti in modo corretto i problemi che la storia le impone e che tocchiamo con mano tutti i giorni, il suo ruolo è di avamposto dell’Unione Europea nel Mediterraneo, deve tornare ad avere un ruolo centrale nell’accoglienza», conclude.
A Capodanno L’inventore della Taranta Power, fratello di Edoardo, suonerà in piazza