Pd, il nome di Gori per il futuro (incerto)
Nel partito circola l’ipotesi per l’eventuale post Zingaretti, ma i dubbi sono tanti
Le elezioni regionali in Emilia Romagna saranno decisive. Perché in caso di sconfitta per il centrosinistra è molto probabile che, dentro il Pd, la leadership di Zingaretti venga messa in discussione. E a quel punto il nome del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che già circola all’interno del partito, potrebbe davvero finire al centro di ipotesi concrete per la segreteria. Ma il futuro del partito è incerto e i dubbi ancora tanti.
C’è un piano inclinato che porta Giorgio Gori al centro della futura scena del Pd. L’area riformista, che non ha seguito Matteo Renzi nella scissione e si trova sempre meno a proprio agio con le scelte fatte da Nicola Zingaretti negli ultimi sei mesi, comincia a riflettere ad alta voce sul nome del sindaco di Bergamo come possibile candidato alla segreteria del Partito democratico. Un’eventualità al momento lontana, che potrebbe però avvicinarsi rapidamente se, dopo le elezioni in Emilia Romagna, il piano del Partito democratico assumesse un’inclinazione più marcata (tipo Titanic).
Al bivio delle regionali del 26 gennaio prossimo, la prima strada porta al rafforzamento della leadership di Zingaretti, in caso di conferma del governatore uscente Stefano Bonaccini. Non si può escludere nemmeno in questo caso una ricaduta sul futuro del governo Conte, dovuta a una possibile brutta sconfitta del Movimento 5 stelle. Ma i veri movimenti rispetto alla guida del Pd si avrebbero in caso di vittoria della Lega in Emilia Romagna. Sarebbe difficile per Zingaretti e il suo gruppo dirigente giustificare una caduta politica di portata immane per la storia della sinistra italiana. Un minuto dopo, il nome di Gori finirebbe nel frullatore delle ipotesi per la successione al vertice. È già una certezza, se si ascolta cosa ha detto ieri ad Agorà su Rai Tre Graziano Delrio: «Se ci sarà contendibilità, noi siamo democratici, facciamo le primarie e ci confrontiamo. Gori è uno dei tanti nomi che potrebbero essere in campo — le parole dell’ex ministro —. Gori mi piace molto come sindaco, non lo ho mai sentito parlare del partito, vedremo».
L’attenzione verso il sindaco è dovuta sia alla mancanza di valide alternative nell’area degli ex renziani rimasti nel Pd, sia alle prese di posizione degli ultimi mesi. Gori ha più volte manifestato perplessità sull’ipotesi di rendere strutturale l’alleanza con i cinquestelle. Ma non ci sono solo argomenti da risiko politico: dal primo cittadino bergamasco è stata posta una questione sugli indirizzi economici dell’attuale maggioranza, con particolare attenzione al tema della (scarsa) crescita. In un partito fragile — e che teme il peggio — come il Pd, questo oggi basta e avanza per accedere alla lista dei papabili per un congresso che molti immaginano vicino.
Pur con queste premesse, l’ipotesi di Gori candidato alla segreteria dem resta complicata. Per una ragione fondamentale: il sindaco per primo è pieno di dubbi. La versione ufficiale più volte ripetuta ultimamente è: «Ho appena iniziato il secondo mandato, resto qui. Ma voglio contribuire con le mie idee». Chiaramente se nomi di primo piano spingessero per una sua candidatura (come accadde per le Regionali), Gori sarebbe obbligato a fare riflessioni attente. Ma bisogna considerare che questo, in caso di sconfitta in Emilia, avverrebbe in uno scenario post atomico per il Pd. Avrebbe senso candidarsi a guidare una forza a rischio implosione?
Gori mi piace. Se ci saranno primarie il suo è uno dei tanti nomi che potrebbero essere in campo Graziano Delrio Pd