«Crescita, giovani e donne per rilanciare Pd e Paese»
A sinistra c’è chi storce il naso. Reazioni dem segnate dalla prudenza
Non è un programma da candidato alla segreteria del Pd quello che Giorgio Gori (foto) ha affidato alle pagine del Foglio. Il sindaco parte dalla sconfitta del 2018 per arrivare a criticare l’alleanza di governo. Parla poi di crescita e demografia. All’orizzonte, secondo Gori, c’è un rischio: «Diventare la periferia economica dell’Europa». Per uscirne, una prima proposta è concentrare su donne e giovani il prossimo taglio del cuneo fiscale. Il sindaco parla anche di immigrazione, con parole che non contemplano il buonismo. Dice che la politica deve puntare su flussi regolari e legati alle necessità del sistema produttivo e dell’equilibrio demografico.
Se qualcuno si aspettava un programma da candidato alla segreteria del Pd, ha dovuto ricredersi. Il lungo intervento di Giorgio Gori, che ieri mattina occupava tre pagine su otto del quotidiano Il Foglio, è ancora una volta un’analisi della sconfitta della sinistra in Italia. Partendo dal 4 marzo 2018 il sindaco arriva alla critica dell’attuale alleanza di governo. «Mi è pressoché impossibile riconoscere i Cinque stelle come movimento di sinistra e ancora più come forza riformista», è un passaggio in cui Gori boccia senza rimedio un accordo sul lungo periodo con il M5S. Questo basterebbe a indicarlo come un avversario di Nicola Zingaretti e di chi sostiene la linea dell’attuale segreteria del Pd, anche se non manca la premessa più volte ribadita in queste ultime settimane: «Faccio il sindaco e intendo continuare a farlo, ma il passaggio è delicato».
Crescita e demografia
La tesi di Gori è che in un Paese senza crescita del Pil e dei salari, l’Italia del 2020, la ricetta zingarettiana tutta basata sulla protezione sociale non basti a garantire un futuro di sviluppo. Il sindaco snocciola dati su debito pubblico, produttività e stipendi con i quali presenta un quadro estremamente preoccupante dell’Italia, Nord compreso. Il rischio? «Diventare la periferia economica dell’Europa». Per uscirne, una prima proposta è concentrare su due categorie, le donne e i giovani, il prossimo taglio del cuneo fiscale.
C’è poi il tema dell’invecchiamento del Paese, che Gori considera «grave quanto il riscaldamento globale» e intreccia con l’argomento immigrazione. La tesi è che sia necessaria una politica che punti su flussi regolari e «legati alle necessità del sistema produttivo e dell’equilibrio demografico». In queste parole risuonano ragionamenti e proposte già messi sul tavolo nelle vesti di sindaco e di candidato alla Regione. Compresa
una linea che non contempla il buonismo. Ad esempio, quando ricorda — citando una ricerca dell’Ispi su dati del Viminale — che gli stranieri irregolari hanno «una propensione a commettere reati statisticamente pari a dodici volte quella di uno straniero in regola e di un italiano».
Le reazioni
Dopo l’uscita sul Foglio è Gori stesso a raccontare di aver ricevuto «moltissimi messaggi», gran parte dal mondo Pd, non dai big del partito, ma da amici, semplici militanti ed elettori, alcuni amministratori, «riformismo trasversale». A sei giorni da elezioni molto delicate — le Regionali in Emilia Romagna e in Calabria —, le reazioni pubbliche non sono però molte. A dominare la scena dem, è una generale prudenza unita all’incertezza sul futuro. Ad esempio il vicesindaco Sergio Gandi, sempre molto social, non commenta in bacheca, ma a domanda non si sottrae: «Intervento molto documentato, ricco di spunti da approfondire, stimolante. Il Pd è nato proprio per tenere insieme sviluppo ed equità sociale». E sulle critiche a Zingaretti, di cui Gandi è un sostenitore, parole altrettanto morbide: «Non mi paiono nulla di ché, Gori era a favore del governo. Sulla prospettiva abbiamo tempo di discutere».
Da sinistra, invece, arriva qualche prevedibile critica in più: «Se questo è il Pd di Gori, non è il partito in cui mi riconoscerei», dice Roberto Cremaschi, della lista di maggioranza, Ambiente PartecipaSui zione Futuro. Il consigliere non ne fa una questione di opportunità istituzionale: «Gori si sta posizionando nel partito e sarebbe anche legittimo se volesse fare il segretario del Pd — dice Cremaschi —, non sarebbe incompatibile col ruolo di sindaco. Ma il suo modello di sviluppo, tutto basato sulla crescita, non lo condivido: non bisogna produrre di più, ma bisogna garantire a tutti reddito. Bene invece il fatto che Gori auspichi, per la prima volta, la cancellazione dei decreti Sicurezza».
Tra i sostenitori, il consigliere regionale di Lombardi Civici Europeisti Niccolò Carretta: «Non ho bisogno di ulteriori conferme sulla validità del mio sindaco, ma questo scritto è davvero un concentrato di riformismo». Applausi anche dalla vicesindaco di Brescia, Laura Castelletti: «Gori propone un manifesto politico fatto di proposte concrete. Mi piace, è lo stesso approccio ai problemi che il centrosinistra ha nelle città ben governate». L’intervento di Gori piace anche al presidente dei senatori pd, Andrea Marcucci: «Il vero enorme problema del Paese è la crescita».
Lo snodo
Giovedì sera Gori sarà a Modena per uno degli ultimi eventi della campagna elettorale del candidato governatore del centrosinistra, Stefano Bonaccini. Dal risultato elettorale di domenica dipenderanno anche i destini del sindaco dentro il Pd.
Di fronte a una vittoria in Emilia, il suo potrebbe rimanere un contributo alla discussione sul futuro del Pd, ma se la Lega sfondasse, il titolo del contributo sul Foglio, «Un’altra sinistra è possibile», potrebbe trasformarsi in una vera e propria sfida per la leadership.
Il sindaco Concentriamo su due categorie, donne e giovani, il prossimo taglio del cuneo fiscale
Sergio Gandi Intervento documentato, ricco di spunti. Il Pd è nato per tenere insieme sviluppo ed equità sociale
Roberto Cremaschi Quello di Gori non è il Pd in cui mi riconoscerei. Ma il ruolo di segretario sarebbe compatibile quello di sindaco
Il tema immigrazione «Flussi regolari come soluzione al calo demografico. Più reati dagli irregolari»