Corriere della Sera (Bergamo)

California Bakery Dall’apertura alla crisi

Cinque mesi fa l’apertura in Città Alta. Ora è in concordato

- Tiraboschi

A 5 mesi dall’attesa apertura il destino di California Bakery è appeso a un filo. La società che gestisce la catena, presente al bar della Funicolare, ha presentato domanda di concordato.

Il titolare Marco D’Arrigo non si nasconde e parla al plurale. «È un momento particolar­e, difficile ma che supereremo. Dalla mia parte, insieme a me ci sono i miei 180 dipendenti, penso a loro e mi faccio forza. Gli avvocati sono al lavoro e credo che tutto, nella vita, si possa risolvere». Le parole dell’imprendito­re messinese che prima a Milano, fin dal 1995, e poi dallo scorso settembre ha portato anche a Bergamo il food americano di California Bakery nel bar della Funicolare, squarciano un cielo commercial­e e finanziari­o molto cupo. E che adesso è in mano al tribunale fallimenta­re di Milano: C.B Italy, la società di d’Arrigo, ha presentato lo scorso dicembre domanda di concordato. Le bocce (finanziari­e) si fermano, si cristalliz­zano i debiti in attesa e si attende che i creditori si insinuino nella procedura.

Si tenta il tutto per tutto per evitare il fallimento. Il concordato, già nel 2016, aveva interessat­o un’altra società, la California Bakery srl: C.B Italy è lo spin off che, a suo tempo, aveva rilevato locali ed attrezzatu­re. Fino all’ok del tribunale, dunque, tutti con il fiato sospeso, soprattutt­o i dipenvano denti dei 10 locali di California Bakery (9 a Milano in posizioni centrali e uno a Bergamo, dove si alternano una quindicina di addetti) che ora si interrogan­o sul futuro. Una preoccupaz­ione che, declinata su Bergamo, investe anche gli ex gestori (che hanno ceduto l’attività) e ovviamente l’Atb, proprietar­ia dei muri. Quale destino per il locale aperto solo 5 mesi fa? Il punto interrogat­ivo fa il paio con i lunghissim­i mesi in cui l’esercizio, in assoluto uno dei più panoramici con una vista mozzafiato, è rimasto chiuso. Un anno tra lungaggini e problemati­che burocratic­he ave«spento la luce» dell’ex Caffè della Funicolare, il giro della clientela si era fermato a causa del lungo stop, ma c’era l’auspicio che tutto sarebbe ripartito nel migliore dei modi, anche grazie alla garanzia che dietro al bancone si sarebbe ritrovato lo stesso staff del Caffè dismesso. La tipologia di ristorazio­ne proposta, pur con prezzi più cari della media ma giustifica­ti dalla qualità degli alimenti, incontra il favore del pubblico straniero, ma è evidente che le difficoltà in cui C.B Italy versa siano endemiche e non riferibili all’andamento del locale di Bergamo. Cinque mesi, inclusi nel periodo invernale, sono infatti troppo pochi per una valutazion­e della redditivit­à imprendito­riale ,( servono almeno tre anni) peraltro in una Città Alta dove è l’estate a fare il botto e dove gli esercizi pubblici spuntano come funghi. Manco a dirlo in via Gombito, al posto di Niki abbigliame­nto, è in arrivo un locale, mentre ai coniugi Sala che lasciano dopo 36 anni la loro profumeria, sempre in via Gombito, se ne sostituirà un’altra. Fortunatam­ente, il settore merceologi­co è salvo.

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La società gestisce il bar della Funicolare

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