Dentro il Novecento Da de Bortoli a Gori con Grasso
Il sindaco di Bergamo si schermisce. «Di televisione penso di sapere qualcosina». E qualcos’altro sa Aldo Grasso che con Giorgio Gori dialogherà il 15 febbraio. Magari, anzi senz’altro, le idee del critico in proposito saranno molto diverse da quelle del primo cittadino, perché un conto è giudicare e un altro fare (tv), ma il proposito semantico della conversazione non sarà disatteso. Incastonato nel ciclo d’incontri «Novecento in dialogo», il dibattito fornirà una chiave di lettura e di approfondimento sul secolo appena trascorso attraverso lo schermo. Film, documentari, tracce visive e sonore: in quante e quali forme espressive si può raccontare un secolo di storia? Dipende ovviamente dal periodo, ma trattandosi in questo caso del Novecento, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Alla carta stampata si accompagnano tv, radio e cinema, internet, mezzi che formano una realtà composita di flussi informativi in cui le stesse fonti diventano «agenti, motori di storia» con un fil rouge che attraverso i vari decenni arriva alla Public History, la storiografia che crea fonti, costruisce siti per essere trasportata verso un largo pubblico attraverso la Rete. Questa decodificazione del recente passato si potrà, così, trovare nel ciclo di incontri che si snoderà, con cadenza mensile da questo sabato a maggio, proposto da Palafrizzoni, dal Museo delle storie di Bergamo e dall’Associazione Amici del Museo storico. Cinque incontri che intendono costituire il bagaglio di preparazione al progetto «Cantiere 900»: in sostanza, quando la nuova sezione del Museo delle storie aprirà presso il convento di San Francesco ci si dovrà arrivare «preparati», con una puntuale consapevolezza conoscitiva e storica. Si comincia (sabato all 18 nell’auditorium del liceo Mascheroni) con il Novecento e il Giornalismo nel dialogo tra Giuseppe De Luca, professore di Storia economica dell’Università di Milano e Ferruccio de Bortoli, editorialista e già direttore del Corriere della Sera. I due attraverseranno il Novecento di una professione che, dai giornali alla tv ai nuovi canali multimediali ha affrontato molteplici cambiamenti che ne hanno modificato radicalmente i tratti, passando dalla «preghiera laica del mattino» come l’aveva definito Hegel all’overdose incontrollata di internet.