Corriere della Sera (Bergamo)

A processo 12 anni dopo. «Rimpatriat­a» in tribunale

Mantova, davanti al giudice per una rapina avvenuta nel 2007. Saluti e abbracci dentro l’aula

- Francesca Morandi Andrea Camurani

La cassiera che nel frattempo è andata in pensione, il direttore della filiale che ora lavora a Brescia e che in pensione ci andrà fra sette giorni, il carabinier­e che all’epoca era in servizio a Cremona ed è venuto su da Viterbo, il cliente che, intanto, è diventato nonno sette volte, il poliziotto che ha già appeso la divisa. Del resto, sono trascorsi 12 anni e 36 giorni da quel 10 dicembre del 2007, un lunedì, quando un rapinatore con il berretto da baseball in testa e il taglierino in tasca, in via Mantova entrò al Banco di Brescia, oggi Ubi Banca.  

Si erano persi di vista tutti. Ieri in tribunale, l’inattesa rimpatriat­a. Saluti e abbracci, fuori. Dentro, in aula, il pm li ha chiamati a ripescare nella memoria qualche pezzo della rapina che fruttò 6 mila euro al bandito poi fuggito dopo averli chiusi in bagno. Dodici anni dopo, a processo c’è un imputato che di nome fa Pietro, Riccio di cognome, «molto ricciolino» nei ricordi dell’ex cassiera.

Pretendere che le vittime si ricordasse­ro tutto dell’assalto, è impossibil­e. Non lo hanno preteso né il pm né i tre giudici. In loro soccorso c’erano le dichiarazi­oni rese alla squadra mobile il 17 marzo del 2008, tre mesi dopo il colpo, quando la loro memoria era ancora fresca. Allora, tutti riconobber­o, chi «con massima certezza», chi «senza ombra di dubbio», Riccio nella foto numero 3: sui 25 anni, un metro e settanta di altezza, magro, carnagione scura, accento campano, quel che si sa.

Erano le 11,30 circa. Il bandito si presentò in banca, fingendosi cliente. Voleva parlare con il direttore per aprire un conto. Si accomodò nell’ufficio, tirò fuori il taglierino: «È una rapina. Stai tranquillo, non sono un delinquent­e, non voglio farti del male». Il direttore raggiunse la cassiera e un collega: «Ragazzi, è una rapina, dategli i soldi». I tre furono chiusi in bagno. In banca arrivò il cliente: all’epoca aveva un’attività commercial­e e oggi che ha 70 anni, è contento di fare il nonno. «La porta girevole mi sembrava bloccata — ha ricordato — e siccome aveva già fatto i capricci, vedevo un signore dentro con il cappellino. Pensavo fosse un tecnico. Ho bussato, lui mi ha chiesto che cosa volessi, mi

Notizie, video, foto e aggiorname­nti su quanto accade ogni giorno in Lombardia sul sito sbancament­i di terreno realizzati con le ruspe per spianare ampi tratti di superficie che servivano come base per scaricare e mischiare il contenuto dei camion che ha fatto entrare». E nel bagno ci finì anche lui, insieme agli altri, per un quarto d’ora, mentre il rapinatore arraffò i soldi e se ne andò. Il maresciall­o dei carabinier­i si è fatto un viaggio da Viterbo per dire che 12 anni fa prese la denuncia del direttore e consegnò alla polizia la cassetta con le immagini registrate dalla telecamera.

Alla storia manca un pezzetto: la squadra mobile come arrivò a Pietro Riccio? Il 17 marzo lo spiegherà un ispettore-pensionato. in alcuni casi si limitavano a gettare i rifiuti classifica­ti come pericolosi da un avvallamen­to del terreno. Nell’area posta sotto sequestro su richiesta della magistratu­ra varesina che indaga da circa nove mesi sono in corso verifiche per capire a quanto ammonti il volume dei rifiuti e per questo «non possono escludersi ulteriori reati ambientali qualora in seguito si accertasse una compromiss­ione o deterioram­ento significat­ivo del suolo o del sottosuolo». Nel perimetro recintato abusivamen­te è presente una vecchia caserma della Guardia di finanza, diroccata, dove sono stati trovati anche diversi animali: cani, cavalli e numerosi maiali ora affidati ai veterinari di Ats Insubria.

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