«Lo stalking del capo e la neo mamma licenziata»
Le storie di discriminazione sul lavoro nei quatto anni di mandato della consigliera di parità Perletti
Dopo messaggi insistenti e molestie, il datore di lavoro era arrivato a installare un gps nell’auto della propria dipendente per controllarne gli spostamenti. Il contratto di un’altra donna, appena diventata mamma, non era stato rinnovato. Sono solo due delle 60 segnalazioni per discriminazione di genere sul posto di lavoro di cui si è occupata Isabel Perletti, consigliera di parità della Provincia, al termine del mandato quadriennale.
«L’80% delle persone chiedeva d’intervenire per trovare una conciliazione, fra il lavoro e la vita privata, ostacolata dalle aziende del settore sia pubblico sia privato. Le maggiori difficoltà sono state con le imprese di piccole dimensioni», spiega. Il restante 20%, invece, è rappresentato da vittime di stalking, un fenomeno che attraversa trasversalmente le realtà lavorative. «Ho seguito anche il caso di un uomo — aggiunge —, un padre separato che non riusciva a vedere i figli perché l’azienda gli negava la flessibilità oraria». Molto più frequenti le denunce da parte delle donne, circa il 95% e in continua crescita: «Le campagne di sensibilizzazione stanno dando frutti, c’è maggiore consapevolezza dei diritti».
Dalla lavoratrice a cui non veniva concesso il congedo per assistere la madre affetta dal morbo di Alzheimer e crescere i suoi bambini alle tre donne che, invece, hanno ottenuto il congedo per vittime di violenza. «A colpirmi di più — continua Perletti — è stata una ragazza disabile molestata e discriminata». Quattro vicende sono arrivate fino alle aule del tribunale: «Gli esiti sono stati positivi — commenta —. Il molestatore di una lavoratrice della grande distribuzione era un collega ed è stato trasferito altrove».
Conflitti «Nell’80% dei casi chi si rivolge a noi si sente ostacolato dall’azienda nella vita privata»
Chi si rivolge all’ufficio della consigliera di parità solitamente non ha paura di denunciare: «Si tratta di persone che vivono da troppo tempo situazioni insostenibili. Il timore di perdere il lavoro non deve essere un deterrente, le discriminazioni non vanno tollerate».
Serve un cambio di paradigma: «Bisogna promuovere una cultura di parità di genere — conclude Perletti —, solo così si possono evitare comportamenti discriminatori e campagne sessiste che inneggino alla violenza».