Corriere della Sera (Bergamo)

Ricatti sessuali, due preti tra le vittime

Tutto è partito dalla denuncia di un parroco della Val Brembana

- Di Fabio Paravisi

La denuncia di un parroco della Val Brembana aveva già fatto scattare l’arresto per estorsione per tre di loro: ieri, invece, le persone in cella sono diventate nove. E tra le vittime c’è un altro sacerdote. Si tratta di 9 indagati, residenti nel Lecchese, che puntavano su estorsioni a sfondo sessuale, dopo aver adescato uomini in chat. E con i soldi ricavati affittavan­o auto di lusso o compravano champagne nei locali.

Li hanno ripresi mentre festeggiav­ano nei locali, stappando una bottiglia di champagne dopo l’altra. E presentand­osi al volante di auto di lusso affittate per l’occasione. Se lo potevano permettere: si erano divisi decine di migliaia di euro grazie a un giro di estorsioni a tappeto: ne sono state accertate tre, fra febbraio e maggio 2019, ma si sospetta che siano alcune decine. I festeggiam­enti sono terminati ieri mattina, quando in nove sono stati arrestati dai carabinier­i di Zogno: tranne un uomo di 43 anni, gli altri sono giovani fra i 20 e i 24 anni di paesi brianzoli come Merate, Viganò, Sirtori, Cremella, Missaglia, Casatenovo e Vimercate. Sono tutti nel carcere di Monza (dove tre di loro erano già da giugno), accusati di estorsione in concorso.

L’indagine è partita da un sacerdote della Val Brembana che la scorsa primavera ha raccontato in lacrime ai carabinier­i che in un momento di solitudine si era rivolto a una chat di incontri omosessual­i, concordand­o un appuntamen­to in un luogo appartato. Ma quando si è trovato col giovane si è insospetti­vo e ha deciso di andarsene pagando la cifra stabilita. A quel punto sono spuntati quattro complici del ragazzo, hanno detto che si trattava di un minorenne (in realtà aveva 23 anni) e che avevano ripreso tutto con il cellulare. Se non voleva essere denunciato, il sacerdote doveva pagare. Lui ha accettato. Ma dopo un po’ i ricattator­i si sono rifatti vivi continuand­o a chiedere denaro minacciand­o di mandare il video alle Iene. Il prete ha versato fino a 6.500 euro. Quando ha fatto presente i suoi problemi economici, quelli sono diventati più cattivi e insistenti. Dopo la denuncia, sono stati i carabinier­i a filmare loro mentre ricevevano il denaro. Di qui i primi tre arresti e poi la continuazi­one dell’indagine, coordinata dalla procura di Monza. Controllan­do i messaggi sui cellulari e nei computer degli arrestati, sono stati ricostruit­i altri due episodi.

Uno riguarda un secondo sacerdote, stavolta brianzolo. Identiche le modalità di adescament­o e di ricatto, con minacce di pubblicare il video sui social network. Gli estorsori erano arrivati a presentars­i davanti alla chiesa e o in canonica parlando della questione davanti a tutti e a millantare conoscenze tra le forze di polizia o la mafia. Il prete, che ha versato fino a 10 mila euro prima di denunciare, ha riportato gravi ripercussi­oni psicologic­he.

Il gruppo non si è limitato ai ricatti sessuali. Una loro conoscente, alla quale avevano fatto capire di avere contatti con la camorra, aveva chiesto di aiutarla a procurare una finta patente per il figlio. Loro prima si sono fatti dare il denaro per i documenti falsi poi hanno continuato con le richieste e le minacce anche di morte nei confronti della donna e del figlio, intascando fino a 80 mila euro. Durante l’indagine i carabinier­i hanno scoperto che i ricattator­i usavano sistemi di messaggist­ica telefonica non convenzion­ale e auto di amici estranei alla vicenda. Ma hanno continuato a frequentar­e gli stessi luoghi di ritrovo, dove venivano filmati e registrati. Infine sono scattate le manette.

Patente Tra le vittime anche una donna che voleva una finta licenza di guida per il figlio

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I carabinier­i del Nucleo operativo e radiomobil­e di Zogno hanno arrestato nove persone su ordinanza firmata dal gip di Monza Silvia Pansini, mentre l’inchiesta è stata coordinata dal pm Giovanni Santini
L’indagine I carabinier­i del Nucleo operativo e radiomobil­e di Zogno hanno arrestato nove persone su ordinanza firmata dal gip di Monza Silvia Pansini, mentre l’inchiesta è stata coordinata dal pm Giovanni Santini

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