Esposto salva alberi La Procura deve valutare
Piazza Dante, presentato dai promotori della protesta. Aperto un fascicolo per ora senza ipotesi di reato
Il gruppo di cittadini che protesta contro il taglio degli alberi in piazza Dante ha presentato un esposto in Procura. Lunedì, l’inizio dei lavori.
Pochi passi separano la Procura dagli alberi di piazza Dante. Olmi, aceri, faggi incorniciati da decenni tra i palazzi del centro. Quei pochi passi li ha percorsi il gruppo di cittadini che in questi giorni protesta contro la decisione del Comune di abbattere 11 delle 14 piante per procedere con il cantiere dell’ex Diurno. Hanno promosso una campagna sui social network, affisso scritte ai tronchi, minacciato di incatenarsi e adesso giocano la carta dell’esposto per chiedere ai dirimpettai se ci vedano illeciti, in questa vicenda. Ed eventualmente di intervenire prima che sia troppo tardi.
La data segnata sul calendario è quella di lunedì, l’inizio dei lavori. C’è il rischio di un rinvio? Subito dopo la denuncia un fascicolo modello 45, cioè senza ipotesi di reato, è stato aperto e assegnato al sostituto procuratore Fabrizio Gaverini. È tutto da valutare, ma sviluppi clamorosi sembrano improbabili e a Palazzo Frizzoni la preoccupazione maggiore, anche in vista della scadenza, appare quella di tirare una riga su una polemica definita come strumentale. Nell’attesa che si esprimano gli assessori chiamati in causa — sono state annunciate per oggi dichiarazioni da Francesco Valesini all’Urbanistica e Marzia Marchesi al Verde pubblico —, si rimanda ai chiarimenti di Mariola Peretti, tra i progettisti.
Il nodo sollevato da chi protesta è lo stato di salute degli olmi e degli aceri di cui è previsto il taglio (saranno risparmiati solo tre faggi). Barbara Baraldi è stata ribattezzata la donna che si incatena agli alberi. Figlia di un ex assessore di Forza Italia, ha dato il «la» alla contestazione, sposata subito dal comitato Bergamo Bene Comune. Il telefono di Baraldi squilla a vuoto, a dare voce alle ragioni del gruppo è Giovanni Ginoulhiac: «La cosa che ci lascia molto perplessi è che ci sia una valutazione così diversa sullo stato di salute di queste piante». Ottima, secondo la relazione dell’agronomo Alberto Magri. «L’amministrazione dica chiaramente che è una scelta politica quella di tagliare le piante e non si trinceri dietro alla spiegazione che gli alberi sono a rischio o sono malati», dichiara Ginoulhiac.
I progettisti negano sia andata così. «Gli alberi impediscono la tutela del Diurno, che è un bene vincolato — ha spiegato al Corriere Bergamo Peretti —. È fattibile sradicare gli alberi e spostarli da un’altra parte? Abbiamo consultato gli esperti e, dopo la valutazione, abbiamo capito che questa operazione non è raccomandabile». È nelle relazioni tecniche raccolte negli uffici comunali. Rimessa a nuovo la piazza, l’idea è di inserire altri tipi di albero, con radici meno invasive.