In dono due fondi fotografici
Dal generale Marieni in Tripolitania agli scatti di Schwamenthal
Il Museo delle storie di Bergamo si arricchisce di nuove immagini e parole, con due fondi fotografici e un patrimonio di oltre 1.000 libri e riviste. Si conferma così un punto di riferimento non solo per i visitatori, ma anche per i donatori che nell’istituzione vedono un porto sicuro al quale affidare i loro tesori. Un luogo nel quale, spiega l’ad Emilio Moreschi, «gli archivi fotografici sono digitalizzati, arricchiti con schede, resi disponibili online». Conservati, valorizzati e offerti al pubblico. È quello che accadrà anche al fondo Marieni Marchesi Saredo e al fondo Riccardo Schwamenthal. Sono diversissimi tra loro, ma entrambi si intrecciano con la storia del Novecento.
Due fondi fotografici e un patrimonio di oltre 1000 libri e riviste: il Museo delle storie di Bergamo si arricchisce di nuove immagini e parole. E si conferma un punto di riferimento non solo per i visitatori, ma anche per i donatori che nell’istituzione vedono un porto sicuro al quale affidare i loro tesori. Un luogo nel quale, spiega l’ad Emilio Moreschi, «gli archivi fotografici sono digitalizzati, arricchiti con schede, resi disponibili online». Conservati, valorizzati e offerti al pubblico. È quello che accadrà anche al fondo Marieni Marchesi Saredo e al fondo Riccardo Schwamenthal, entrati a metà 2019, «diversissimi fra loro, per temi e genesi, eppure collegati perché entrambi si intrecciano con la storia del Novecento, di Bergamo e del mondo», anticipa il direttore Roberta Frigeni. Si va dalla Libia a Sanremo, dalla Prima guerra mondiale alla musica, a conferma «dell’eterogeneità, della complessità e in fondo della bellezza dell’Archivio Sestini», prosegue.
Il fondo Marieni Marchesi Saredo si compone di quasi 3 mila stampe, rimaste per «un secolo in una cassapanca», rivela Giovanni Marieni Saredo, nipote del generale Giovanni Battista Marieni (1858-1933) che le raccolse. Cariche di significato storico, di valore biografico e di informazioni dettagliate (ognuna ha un corredo manoscritto che spierole ga protagonisti e luoghi), le immagini sono legate alle vicende del nonno, impegnato fra il 1912 e il 1914 in Tripolitania come comandante del Genio militare, dal 1915 al 1917 come capo della direzione generale dell’Aeronautica e in seguito nell’opera di edificazione delle difese sul Piave e sul Grappa, e di quella dei ponti nei territori sconvolti dalla battaglia di Caporetto.
Di altro genere ma anch’esse di rara bellezza sono quelle del fondo Riccardo Schwamenthal, scomparso nel 2016 e «figura chiave del jazz in Italia — Frigeni riprende le pagià usate dal musicologo Stefano Zenni —, uno dei più grandi fotografi che il jazz abbia mai avuto, un testimone prezioso e limpido di come la musica possa salvarci dal totalitarismo». Fra le 48 stampe autografe, realizzate fra il 1955 e il 1956, si riconoscono artisti di fama mondiale, ritratti a
Bergamo, in Italia e Europa: si va da Ella Fitzgerald, immortalata a Sanremo nel 1960 a Ray Charles, ripreso a Juan les Pins nel 1961, e ancora Jaki Byard a Bologna nel 1964. «Sono state stampate per un’esposizione a Reggio Emilia nel 2015, esposte a Bergamo nel 2017 e ora le lasciamo nelle mani giuste per essere conservate, considerate e chissà, magari, messe in mostra», dice la moglie Teresa Montanari.
Oltre ai due fondi fotografici, presentata anche «Una biblioteca da fotografi», progetto realizzato dal museo e dal Comune di Bergamo con il contributo di Regione Lombardia. È una nuova sezione della sua biblioteca costituita da più di mille volumi e riviste, giunti a corredo dei fondi fotografici di Fausto Asperti, Pepi Merisio, Alfonso Modonesi e Tito Terzi. «È un importante patrimonio librario — conclude il direttore — che consente di indagare la storia culturale del Novecento, ma anche la formazione intellettuale dei relativi fotografi».
I numeri Oltre ai fondi fotografici il Museo ha anche un patrimonio di oltre 1.000 libri e riviste