Affari in calo, flashmob cinese in piazza
A Orio si controlla la febbre ai passeggeri in arrivo E un ristoratore cinese regala la birra Corona
All’aeroporto di Orio sarà provata la febbre ai passeggeri in arrivo con voli internazionali, una precauzione dettata dall’emergenza Coronavirus. Lin Zhoung, cantante e ristoratore alla Celadina, ha lanciato un flashmob il 23 febbraio, in piazza Vittorio Veneto, e una proposta simpatica: dopo aver notato un calo di clienti, ha deciso di regalare una birra Corona a tutti quelli che acquistano la sua birra cinese.
A Bergamo il Coronavirus non c’è. Ma negozi e ristoranti cinesi restano semivuoti, alle grandi strutture ricettive gli affari non vanno meglio, meeting e convegni in programma da tempo vengono annullati. Non ci sono voli diretti fra l’aeroporto di Orio e la Cina, ma in via precauzionale si misurerà la febbre a tutti i passeggeri arrivati con voli internazionali. È l’ombra del virus respiratorio, esploso a Wuhan, che pesa sull’economia globale e anche locale.
Lin Zhoung, cantante e ristoratore bergamasco di origini cinesi, ha le idee chiare: «Serve creare un ponte, sostenere l’integrazione e la comprensione, combattere invece l’esclusione», dice. Il 23 febbraio, dalle 15 alle 17, in piazza Vittorio Veneto, in centro città, canterà con il coro cittadino Voising. L’idea del flash mob è nata molto prima della diffusione del Coronavirus: «È importante sconfiggere tutte le discriminazioni, le paure delle differenze. Il Coronavirus ci dà un’occasione in più per creare rapporti d’amicizia. Spero arrivi moltissima gente». Il suo ristorante alla Celadina va forte su Trip Advisor e, in stelline d’apprezzamento lasciate dai clienti, supera anche altri locali rinomati made in Bergamo. «Ho notato un calo di clienti la scorsa settimana — spiega
—. Ma ho tantissimi amici italiani che hanno riempito il locale». L’ironia è la sua arma vincente: ha deciso di regalare una bottiglia di birra Corona a ogni cliente che acquista due Tsing dao (marca di birra cinese). E le foto su Facebook, mentre compra casse di Corona, appunto, fanno incetta di like. «Il virus è una cosa seria, ma le notizie false circolano veloci, il panico non aiuta nessuno. Bisogna ridere e dare informazioni giuste», continua.
«Un po’ tutti i negozi cinesi risentono della psicosi del virus — spiega Mario Chen, organizzatore di eventi di origini cinesi —. In questi giorni ho chiamato alcuni amici connazionali, il calo di fatturato c’è stato, soprattutto quando si è saputo dei due turisti ammalati a Roma, ma è il normale effetto della paura». Chen assicura di non aver vissuto nessun comportamento discriminatorio in città: «Mi sento per metà bergamasco, i miei amici mi prendono in giro e scherzano. Il Coronavirus non ha patria, l’epidemia è esplosa in Cina, ma poteva succedere ovunque».
C’è poi il capitolo turismo. Quello cinese rappresenta il 2% sul totale in provincia di Bergamo, una quota residuale: «Temiamo lo stesso le ripercussioni economiche di un mercato fondamentale per il business mondiale — commenta il presidente di Ascom Confcommercio, Giovanni Zambonelli, alla guida anche degli albergatori —. La preoccupazione è che verrà influenzato, a cascata, il turismo d’affari». Non si registrano cali, invece, delle prenotazioni nelle strutture ricettive sul mercato interno e leisure.
Tutti i passeggeri in arrivo all’aeroporto di Orio con voli internazionali verranno sottoposti ai controlli a tappeto della temperatura. Una precauzione su input della Sanità aerea, nonostante allo scalo bergamasco non atterrino voli diretti dalla Cina.
L’Ascom Il presidente Zambonelli «C’è preoccupazione, temiamo ricadute sul turismo business»
❞ Ho notato un calo, ma tanti amici italiani hanno riempito il locale. Il virus è una cosa seria, ma le notizie false circolano veloci, il panico non aiuta. Bisogna ridere e dare le informazioni giuste Lin Zhoung Ristoratore