Spese e investimenti «Tempo di incertezze»
«Migliora la qualità degli attivi delle banche, ma spese e investimenti stentano a decollare. Colpa dell’incertezza sociopolitica». A parlare è l’economista Mario Deaglio.
Ci mancava anche il coronavirus. Nel redigere i 24 Rapporti sull’economia globale e l’Italia e presentando la sua ultima fatica in un incontro promosso dai supporter del volume, il Centro Einaudi e Ubi Banca, l’economista Mario Deaglio
( foto) di «guai planetari» nel corso degli anni ne ha analizzati parecchi. E tutti che in un mondo squassato da tensioni commerciali, conflitti e crisi concorrono a dare il titolo all’ultimo Rapporto. Mai così chiarificatore fin dalla copertina e dal titolo; due frecce divergenti, due strade e «Il tempo delle incertezze» è bell’e che servito. Incertezza, la «Bestia nera», come la definisce Deaglio, che si innesta su una ripresa anemica, senza i globuli rossi della ripartenza, le proteine degli investimenti, la vitamina del futuro. «Il nostro Pil è andato in tilt», afferma Deaglio. «Nel 2019 è continuato il miglioramento della qualità degli attivi delle banche, un processo partito nel 2015 — ha precisato —. Le esposizioni deteriorate nei bilanci delle banche sono diminuite da 341 miliardi di euro nel 2015 a 165 miliardi di euro nel primo semestre 2019. I mercati, però, non temono solo i rischi ancora presenti nei bilanci delle banche, ma anche la scarsa redditività degli ultimi anni, in cui gli operatori non sono riusciti a ottenere profitti in grado di ripagare il costo del capitale impiegato». In definitiva, il «tilt del Pil» non è solo il frutto della crisi, ma si è generato prima, col calo della produttività. Riprendere la crescita non è impossibile. L’antidoto all’incertezza, ovvero una guida del Paese in grado di tracciare delle direttrici nette, sarebbe la leva di un rilancio di spese e investimenti. E invece, ecco che gli italiani tengono i loro tesoretti in tasca preoccupati del futuro che, grazie alla tecnologia, sta cambiando radicalmente. I robot industriali crescono in modo esponenziale: saranno 553 mila quest’anno e diventeranno 630 mila il prossimo. «Così diventano più importanti dialogo e cooperazione tra istituzioni e imprese e riforme strutturali che efficientino il sistema affinché torni ad essere attrattivo per gli investimenti — afferma Luca Gotti, responsabile della Macro Area Territoriale Bergamo e Lombardia Ovest di UBI Banca — L’atteggiamento di prudenza non dovrebbe impedire alle aziende di cogliere le opportunità che internazionalizzazione e innovazione garantiscono sul fronte della crescita e dello sviluppo». (d.t.)