Pioltello, i sopravvissuti: «Incubo che si ripete»
La rabbia dei sopravvissuti e il dolore dei parenti delle vittime
Dopo il disastro di Lodi, parlano i sopravvissuti di Pioltello. «Sedevo proprio dietro alle vittime, è come se mi si fosse aperto un buco nel cuore», dice Franco Valenzano di Bariano.
certo non per tragiche fatalità».
«Sedevo proprio alle spalle del punto dove c’erano Ida, Alessandra e Pierangela — racconta Franco Valenzano, di Bariano, che sta organizzando un comitato dei feriti di Pioltello — e mi sono salvato per una casualità. Sono passati due anni ma non abbiamo imparato nulla. Ieri quando ho sentito che c’erano due vittime è come se mi si fosse aperto un buco nel cuore e non c’è terapia psicologica che ti possa aiutare a dimenticare cosa hai vissuto. Dovevo andare al lavoro ma ho preso l’auto, è l’unico mezzo che mi fa state tranquillo».
Tra chi ha dovuto salire sul treno invece è tornata la paura. Lo assicura Helvezia Gamba, rappresentante del comitato viaggiatori di Romano. «È stato come tornare indietro di due anni — racconta —. Ho iniziato a ricevere telefonate e messaggi, se fossi arrivata, se era tutto ok. L’ansia e la paura è anche nei nostri amici e nei nostri parenti». Esprime cordoglio per le nuoPioltello ve vittime Piero Toti dei viaggiatori di Treviglio. «L’incidente di Lodi — dice — impone alle Ferrovie e al ministero di individuare nuovi meccanismi di controllo a prova di errore».
In occasione del secondo anniversario dell’incidente di tutti i comitati viaggiatori avevano chiesto alla Regione un dossier sullo stato della Rete. Ieri il comitato cremasco è tornato a chiamare le istituzioni alle proprie responsabilità. «Fa male — si legge in un comunicato — pensare che la tanto decantata sicurezza del sistema sembra avere tante, troppe falle. Fa male immedesimarsi e ricordarsi in un inferno di lamiere. Fa male e rabbia vedere un sistema politico fermo su posizioni ideologiche senza fare nulla di concreto: livelli inaccettabili di sicurezza, di comfort dei materiali rotabili e di puntualità. Forse è il momento per tutti di scendere dal piedistallo. A Pioltello e a Lodi i binari dell’incidente sono quelli dell’alta velocità, non quelli di una sperduta tratta in campagna. Non vogliamo morire in treno nel 2020 andando al lavoro o a scuola».
Intanto i pubblici ministeri della Procura di Milano Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, si apprestano a chiedere il processo per 11 persone, sul disastro di Pioltello, dopo la conclusione delle indagini a fine ottobre. Tra gli indagati figurano Rete ferroviaria italiana, come società, e i responsabili locali delle strutture di Rfi, incaricati in particolare della manutenzione e accusati di non aver sostituito tempestivamente il giunto che, rompendosi al chilometro 13+400, nei pressi della stazione di Pioltello, causò il deragliamento.
Le indagini della polizia ferroviaria di Milano, ma anche gli accertamenti dei consulenti chiesti dalla Procura,
❞ Quel giorno mi sono salvato per caso, oggi riesco solo a usare l’auto Franco Valenzano Bariano
❞ Provo rabbia e sconforto, non ho fiducia in chi deve garantire la sicurezza Beatrice Bolandrini
Sindaco di Brignano - Pendolare
hanno portato alla conclusione che il giunto era «in pessime condizioni», «non rispondeva alle caratteristiche tecniche previste dal Rfi» già «da novembre 2017», quando fu messa una zeppa di legno per limitare le sue oscillazioni. Nonostante «l’evidente ed elevato rischio del formarsi di cricche interne», le fessurazioni dell’acciaio che portarono alla rottura di circa 20 centimetri di rotaia che causò il deragliamento, non vennero disposti «monitoraggi sistematici» del giunto che si trovava su una linea in cui passano treni che sfrecciano anche a 180 chilometri l’ora.