Corriere della Sera (Bergamo)

Via la targa all’eroe fascista Dopo ottant’anni Cocquio fa i conti con la sua storia

La strada intitolata all’autore del massacro di Debre Libanos

- Di Andrea Camurani

Per il fascismo fu eroe VARESE di guerra, ma le pieghe della storia hanno fatto venire a galla responsabi­lità per l’ordine impartito alle truppe coloniali in Etiopia di compiere il più grave eccidio di cristiani in Africa, il massacro di Debre Libanos. Per questo l’amministra­zione comunale di Cocquio Trevisago, centro del Varesotto, ha deciso di togliere l’intitolazi­one della strada al generale Pietro Maletti, morto a sessant’anni il 9 dicembre 1940 a Sidi el Barrani mentre si opponeva ad un attacco inglese, gesto che gli valse la medaglia d’oro al valor militare e per il quale il podestà di Cocquio intitolò una via perché «eticamente caduto in Africa alla testa dei suoi battaglion­i libici. Da molti anni soggiornav­a con la famiglia in comune, ove godeva il rispetto e la generale estimazion­e…». A Maletti vennero dedicate altre due strade, a Castiglion­e delle Stiviere, paese dove nacque nel 1880, e a Mantova, ma in entrambi i casi le intitolazi­oni sono state revocate. Rimane dunque solo Cocquio, che fino ad oggi sembra aver vissuto con un peso sul cuore e che ora vuole togliersi, forse per sempre.

La storiograf­ia ufficiale ha a lungo ignorato i fatti di Debre Libanos e per questo non ci si deve sentire digiuni di storia se non si conosce quanto avvenne a partire dal 20 maggio 1937 in Etiopia dopo che, il giorno prima, il generale del regio esercito Pietro Maletti ricevette il seguente telegramma: «Passi pertanto per le armi tutti i monaci indistinta­mente compreso il vice priore». Firmato: Rodolfo Graziani.

L’allora viceré di Etiopia fu vittima di un attentato la mattina del 19 febbraio 1937 ad

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La via di Cocquio Trevisago intitolata al generale Pietro Maletti autore del massacro di Debre Libanos (DardPhotos)
L’iscrizione La via di Cocquio Trevisago intitolata al generale Pietro Maletti autore del massacro di Debre Libanos (DardPhotos)

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