DEBRE LIBANOS
Tra il 21 e il 29 maggio 1937 le truppe coloniali italiane guidate dal generale Pietro Maletti (1880-1940, nella foto) sterminarono tra 1.800 e 2.000 monaci etiopi. La strage fu comandata dal viceré Rodolfo Graziani come rappresaglia all’attentato subito il 19 febbraio di quell’anno ad Addis Abeba. Maletti ricevette l’ordine di «passare per le armi tutti i monaci indistintamente». Il massacro di Debre Libanos è ricordato come il più grave eccidio di cristiani avvenuto in Africa.
Addis Abeba: 7 morti e decine di feriti tra cui lo stesso Graziani. Ne seguì una repressione durissima con migliaia di civili innocenti massacrati dalle camice nere.
Graziani colse l’occasione per chiudere la partita con la chiesa etiope accusata di essere connivente con gli attentatori e a maggio ordinò l’incursione a Debre Libanos, cittadella monastica fondata nel XIII secolo dal santo Tekle Haymanot, considerato il più importante luogo di culto del cristianesimo ortodosso d’Etiopia. Risultato: fra i 1.800
Il generale Pietro Maletti sterminò 2.000 monaci etiopi, il più grave eccidio di cristiani in Africa
e i 2.200 morti, monaci e diaconi mitragliati e fucilati. «Liquidazione completa», così Maletti comunicò a Graziani la conclusione di una delle pagine più buie della storia italiana.
«Che Cocquio Trevisago celebra ancora titolando la via della chiesa parrocchiale proprio al generale», spiega il sindaco che annuncia per il prossimo consiglio comunale «la decisione di proporre la completa cancellazione del titolo “Pietro Maletti” alla strada per titolarla alle vittime della strage, in segno di rispetto a tutta la comunità cristiana, di ogni chiesa, in ogni parte del mondo».