Ubi taglia i crediti deteriorati e alza il dividendo a 0,13 euro
Da 0,12 a 0,13 centesimi per azione: la proposta di dividendo che sarà votata ad aprile. Utile a 352,9 milioni
Il senso di un anno di fatiche (finanziarie e operative) alla fine si condensa in un centesimo. Potrebbe sembrare poco, ma non lo è.
E per Ubi, quella della proposta di dividendo che passerà al placet degli azionisti l’8 aprile a Brescia, salita in 12 mesi da 0,12 a 0,13 euro per azione (era 0,11 nel 2017), è sempre stata molto di più di una ragione di soddisfazione contabile. È da sempre un punto fermo della politica gestionale rispettata, come precisa il ceo Victor Massiah: «Anche negli anni più difficili della crisi, e non credo che questo cambierà». I risultati dell’esercizio 2019 arrivano in un momento molto particolare.
per quanto positiva, la loro decifrazione può essere ritenuta quasi di transizione perché il pensiero è già rivolto al futuro, proiettato al prossimo lunedì, quando, dopo un anno di attesa, verrà svelato il nuovo piano industriale della banca. Pensando alla previsione scritta in quello precedente, secondo cui il 2019 si sarebbe chiuso con un utile netto di 919 milioni, si può dire che l’unica cosa che va secondo i piani, nella vita come in finanza, sia l’ascensore. L’utile, al netto delle poste non ricorrenti, per l’esercizio appena chiuso si fissa a 352,9 milioni, in aumento del 16,7% rispetto ai 302,4 del 2018; il risultato netto di 251,2 milioni sconta il diverso peso della fiscalità rispetto all’anno precedente, mentre l’utile prima delle imposte e dei terzi di 506,6 milioni, risulta in crescita del 10,7% rispetto ai 457,6 del 2018. La banca ha viaggiato come sempre sul doppio binario dei proventi operativi (+3,4% a 3.637,9 milioni) e sulla riduzione dei costi (-3,3% a 2.368,5 milioni), fattori che hanno permesso di incrementare del 18,5% il risultato lordo della gestione operativa a 1.269,4 milioni.
Scendono i crediti deteriorati lordi, che si riducono di circa un terzo (-29,6%) rispetto al 2018 e del 17,7% rispetto a settembre 2019, mentre all’orizzonte si prospetta un’ulteriore cessione di un portafoglio di circa 800 milioni lordi di sofferenze. Si rafforza il coefficiente patrimoniale, con un
CET1 ratio in miglioramento al 12,3% (11,34% a fine 2018). Morale: Massiah si è dichiarato «molto soddisfatto» dei risultati consolidati, ma anche il ceo guarda al futuro, affermando come il 2019, grazie a una accelerazione sulla componente dei proventi commissionali e a forti investimenti sulla tecnologia e a un’importante riduzione dei crediti non esigibili , «ha posto le basi per un piano importante e che confermerà e rafforzerà la capacità di produrre qualità di servizio e di risultati della nostra banca». La soddisfazione dei vertici si estende anche all’ambito della macroarea territoriale Bergamo e Lombardia Ovest, come manifesta anche il capo, Luca Gotti: «Abbiamo erogato 400 milioni di mutui alle famiglie, 17 mila nuovi prestiti personali per 150 milioni di euro, complessivamente sono circa un miliardo le erogazioni di finanziamenti a cui si sommano impieghi leasing oltre 100 milioni e un significativo dato di factorizzazione dei crediti commerciali, quantificabile in circa 500 milioni di flusso lordo dei crediti ceduti alla clientela». In Borsa, da sempre il termometro del gradimento dei risultati, Ubi ha guadagnato lo 0,64%. Una reazione positiva del mercato, non certo strepitosa, ma il segno più, nel giorno dell’annuncio di centinaia di chiusure di filiali e migliaia di esuberi del settore bancario, è — come nel caso del centesimo del dividendo — molto di più di quel che sembra.
I dati su Bergamo Erogati 400 milioni di mutui e 17 mila nuovi prestiti personali per 150 milioni di euro